la Repubblica, 4 luglio 2018
La Ue in crisi per 63.691 migranti
Governi che rischiano di cadere. Ministri dell’Interno che gridano all’invasione. Schengen che scricchiola. È una tempesta perfetta quella scatenata dall’emergenza migranti. Peccato che di emergenza quest’anno non si possa parlare, se non per le morti in mare che riprendono a crescere. Gli sbarchi infatti non sono stati mai così bassi, i centri d’accoglienza sono ben lontani dal collasso e i movimenti secondari si sono in gran parte prosciugati.
Basta incrociare i dati. Intanto gli sbarchi: l’Europa, con i suoi 515 milioni di abitanti, quest’anno registra l’arrivo via mare di 45mila migranti, ben poca cosa rispetto al milione del 2015. E l’Italia? Ad oggi siamo a 16.600 sbarchi: l’ 80% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La rete d’accoglienza, fino a ieri al collasso, riprende così fiato: nei vari centri disseminati nel nostro Paese sono ospitati oggi 165mila migranti, a dicembre 2017 erano oltre 183mila. E ancora: le domande d’asilo in Europa nel 2017 sono state 705mila, l’anno prima erano oltre un milione e 200mila.
Certo, più che gli sbarchi, quello che allarma i Paesi del Nord Europa sono i movimenti secondari, ossia gli spostamenti di richiedenti asilo tra i vari Stati. Ma anche qui i numeri sono in calo. Un caso per tutti: la Germania, con i suoi 80 milioni di abitanti, nel 2017 ha registrato 63mila ingressi, di cui 22mila dal confine italiano ( e ne ha rimandati indietro 20mila). Quest’anno i flussi verso Berlino potrebbero essere ancora più ridotti: 26mila da gennaio a maggio. «I movimenti secondari in questi mesi sono minimi – conferma Carlotta Sami, portavoce Unhcr per il Sud Europa – i migranti che escono dall’Italia diretti verso il Nord Europa sono in gran parte bloccati ai confini. C’è un movimento residuale sulla rotta balcanica, ma di poche migliaia di persone».