Corriere della Sera, 4 luglio 2018
“Disincanto”, la nuova serie di Matt Groening: «Fantasy in stile Simpson»
La cornice è quella del fatiscente regno medievale di Dreamland. Il quadro ha tre protagonisti: la principessa ubriacona Bean, il suo demone personale Luci, un esuberante Elfo. Il pittore è Matt Groening, geniale mente dei Simpson, per Time la miglior serie televisiva del 900. Fedele narratore delle vicende di Bart & congiunti, è dal 1999 (quando debuttò Futurama) che Groening non realizza una nuova serie animata. Ora ha deciso di riprovarci con il fantasy Disincanto, disponibile su Netflix a partire dal 17 agosto in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo.
Come mai questa svolta? È la versione cartoon di «Games of Thrones»?
«C’è solo un piccolo riferimento a Games of Thrones, ma non è il Trono di Spade anche se l’idea di realizzarla sarebbe allettante. Ho scelto il fantasy perché non è solo divertimento, ma ti permette di spingere la realtà al suo estremo, ti consente di creare personaggi incasinati e problematici».
Cosa l’ha ispirata?
«È una combinazione di tutte quelle atmosfere fantasy che piacciono a me e a chi lavora con me, dai cartoni animati fiabeschi degli anni 30 alle Fiabe italiane di Italo Calvino, un autore che mi ha colpito subito, la prima volta che l’ho letto. Da lì ho avuto l’idea che le favole non devono per forza finire nel modo in cui ti aspetteresti che finiscano le fiabe classiche».
La protagonista è una principessa ubriacona, significa che l’alcol è l’unica strada per accettare il mondo folle in cui viviamo?
Ride. «Oltre all’alcol volendo c’è anche la droga... Non voglio dare una lezione su come vivere, ma su come non vivere. In ogni situazione tutti noi facciamo degli errori, e in particolare la nostra principessa ne fa tantissimi. Intanto parlando di una principessa ubriaca volevamo subito far capire che non è un film Disney, ma raccontare un’anima piuttosto buia e speriamo divertente... È una donna giovane con grandi privilegi che cerca di essere normale e sfuggire a un padre prepotente e rabbioso. È influenzata dal suo demone personale, Luci, che è grande fonte di humor e pessimi consigli. L’elfo, dannatamente e segretamente innamorato di lei, è la buona coscienza. Elfo e demone sono l’ago della bilancia tra due pulsioni opposte».
È la domanda che le fanno tutti: i «Simpson» avranno una fine? Ha già pensato all’ultimo episodio?
«Io e tutto il mio gruppo di lavoro amiamo fare i Simpson, tutti noi abbiamo costruito la nostra carriera su un solo show, e lo scambio creativo che c’è tra di noi è andato sempre bene. Se i Simpson finiranno non sarà per causa mia».
Andate in onda da oltre 30 anni. Come si fa a essere sempre così originali?
«Tutti portano idee e se anche dovessero finire le idee, basterebbe prendere il giornale di oggi per scrivere puntate sufficienti per andare avanti un altro anno».
Viviamo in una società bipolare: individualista perché l’egoismo è aumentato, omologata perché la globalizzazione appiattisce le differenze. È spaventato dal mondo che ci circonda?
«Penso che bisogna lottare per migliorare le cose e combattere le ingiustizie, ingaggiare una bella lotta. Ma non ho paura».
Il populismo è dilagante. In America avete Trump, in Italia c’è Salvini.
«È molto inquietante usare gli immigrati come capro espiatorio dei problemi del mondo. Sono fortemente contrario alla politica americana sull’immigrazione e su come le persone vengono trattate. È semplicemente vergognoso, ma mi piace pensare che sia solo una momentanea aberrazione».
Cosa la rende felice?
«Amo lavorare nell’animazione, creare un mondo che non esiste, collaborare con menti brillanti, artisti, musicisti, scrittori. È meglio della realtà, è un sogno, ma vero».