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 2018  luglio 04 Mercoledì calendario

Don Giuliano si sposa con Paolo: «Ci amiamo, mi ha reso felice»

VERONA Capelli lunghi, piercing e un tatuaggio. «Veritas nos liberabit» (La verità ci renderà liberi). Una piccola licenza poetica rispetto a quel passo evangelico di Giovanni, capitolo 8, versetto 32: «La verità vi renderà liberi».
Ma qual è la verità di Giuliano Costalunga, per oltre vent’anni sacerdote, pur con un’ordinazione «strappata» a cinquecento chilometri di distanza? La curia di Verona gli aveva detto di no al sacerdozio un mese prima della cerimonia, lui se n’era andato a Rieti, dove «c’era bisogno di preti» e dove gli venne concesso l’abito talare.
Ora un video che in questi giorni sta girando di telefonino in telefonino tra gli abitanti della Lessinia, la zona di montagna a nord di Verona dove è stato parroco per anni, conferma ciò che molti sussurravano da tempo. Don Giuliano ha infatti coronato il suo sogno d’amore con Pablo, o meglio Paolo, suo collaboratore ecclesiastico. La conferma di una relazione che andava avanti da anni, suggellata dall’unione in matrimonio lo scorso aprile. «Abbiamo aspettato a lungo questo giorno. Ci amiamo da dieci anni» ammette don Giuliano. Anni fatti di compromessi, di omissioni. Ignorando le voci, le lettere anonime che circolavano già dal 2009, in cui veniva descritto come «un diavolo, una persona in cui c’è poco di santo». Allora si era detto che era il frutto di invidie di parrocchia perché don Giuliano ce l’aveva con i «maneggioni» che volevano dire la loro sulle attività e sulla gestione economica.
Messo da parte il clergyman, il 28 aprile scorso, Giuliano si è sposato alla Gran Canaria, dove ora risiede, con il compagno di un decennio. «Sto vivendo un’esperienza speciale – racconta —: Paolo mi ha salvato, mi ha fatto diventare una persona migliore, è stato l’angelo che ha cambiato la mia vita». E il marito: «Lui ha una grande felicità nell’anima, è una persona amorevole, attenta, mi protegge sempre. Amore mio, sei l’altra metà della mela».
Il video racconta anche della grande festa dopo le nozze, tra le note di «Volare» e un tuffo in piscina, di una cerimonia in cui entrambi gli sposi sono stati accompagnati all’altare, improvvisato in un giardino, dalle rispettive madri. C’erano anche alcuni vecchi parrocchiani di quel prete di montagna.
Ma al di fuori di una stretta cerchia, fino a qualche giorno fa, in pochi sapevano del matrimonio. Soprattutto non lo sapeva la Curia: il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, ha affermato che Giuliano Costalunga, a tutti gli effetti ancora «don», è incardinato tra i presbiteri della diocesi e ha semplicemente fatto perdere le tracce, e ha annunciato quindi la possibilità di «un’azione d’ufficio». Una versione che parrebbe essere smentita dalle dichiarazioni dell’avvocato di Costalunga, Alex Dal Cero, che fornisce una data, l’8 febbraio di quest’anno, giorno in cui sarebbe stata consegnata «la richiesta di riduzione allo stato laicale».
Il vescovo incontrerà la comunità di Selva di Progno, domani sera. Nella stessa chiesa dove, ogni giorno e specialmente la domenica, l’allora don Giuliano diceva messa, richiamando in quell’angolo remoto fedeli da gran parte del Veronese. E dove organizzava flash mob per annunciare la parola di Dio «attraverso la danza e il ballo» e per testimoniare l’appartenenza alla «Chiesa della gioia».