Libero, 3 luglio 2018
Milena Vukotic ricorda Paolo Villaggio a un anno dalla morte
«Paolo era un grandissimo seduttore». Milena Vukotic, la Pina del ragionier Ugo Fantozzi, ricorda così Paolo Villaggio. E lo fa con parole dolci, che racchiudono una immensa malinconia. L’attrice è una delle voci del docufilm La voce di Fantozzi (in onda questa sera su Sky Arte e poi in chiaro su TV8 il 5 luglio, in seconda serata), che raccoglie testimonianze e ricordi sulla maschera più originale e popolare della cultura italiana del dopoguerra. L’abbiamo raggiunta mentre si sta preparando per interpretare Un autunno di fuoco di Eric Coble, regia di Marcello Cotugno, al Festival di Borgio Verezzi. Un luogo a lei molto caro: lì ha infatti ricevuto un premio proprio dalle mani di Villaggio. Signora Vukotic, come è iniziata la sua amicizia con Villaggio?
«Ci siamo conosciuti quando mi ha proposto di interpretare Pina Fantozzi, subentrando a Liù Bosisio. Un giorno mi ha telefonato e invitato a casa sua e mi ha sottoposto Fantozzi contro tutti. Accettare significava sottostare a delle regole che il personaggio imponeva, dimenticarmi qualsiasi velleità femminile. Ho accettato. E sono orgogliosa e felice di averlo fatto».
È vero che la cameriera di casa Villaggio, annunciandola, ha detto alla padrona di casa: «Signora Maura, è arrivata la moglie di suo marito»?
«Sì, è verissimo. Io e Paolo eravamo proprio una coppia di fatto, avevamo un rapporto speciale, che mi ha portato a entrare in sintonia anche con sua moglie, quella vera, e con i suoi figli. Tra di noi, negli anni, si è costruito un rapporto di nascosto affetto».
Che carattere aveva?
«A detta di tutti, Paolo era un pochino freddo e distante, ma per quanto mi riguarda da vicino è stato tutt’altro. Quando ho passato il momento più brutto della mia vita, la perdita di mia madre, il suo atteggiamento è stato di grande vicinanza e comprensione, anche se mai troppo esplicito. Faceva di tutto per sembrare distante, ma anche da lì uscivano il suo fascino e la sua seduzione».
Aveva anche un’ironia feroce.
«Era cinico, curioso, imprevedibile. Dietro quella sua feroce ironia si nascondeva, a parer mio, un suo lato misterioso che non voleva mostrare. Aveva una grande forza dentro da cui non si poteva non essere attratti. Io stessa ho subito il suo fascino intellettuale. Era fragile, Paolo, malinconico. Anche in questo aspetto c’era il suo fascino».
Crede che sia stato imbrigliato da Fantozzi?
«Un po’ sì. Tra persona e personaggio non c’era tanta separazione. Lui sentiva di essere stato assorbito quasi totalmente da questa maschera universale e questo era un po’ una sofferenza. Che dispiacere che del suo straordinario talento si siano accorti solo Federico Fellini e Lina Wertmuller. Paolo aveva anche una straordinaria capacità di commuovere l’animo, come ne Il segreto del bosco vecchio o ne La voce della luna».
Un ricordo di lui?
«Ricordo le cene a casa mia, in compagnia di Fellini e Giulietta Masina. Lui diceva sempre che non mangiava molto, ma io so che in realtà non si fidava della mia cucina».
Qual è l’ultima volta che vi siete sentiti?
«Non molto prima che se ne andasse. Ogni volta che ci sentivamo era come se fosse accaduto il giorno prima. Aveva cambiato casa, ma non era contento perché gli mancava la sua villa. Mi chiedeva sempre di andare a trovarlo. Gli dicevo che lo avrei fatto. Purtroppo non è accaduto».