Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  luglio 03 Martedì calendario

Dai sotterranei del Louvre spunta il dito mancante di Costantino

I sotterranei del Louvre nascondono, si sa, dei tesori. Ma quello scovato recentemente è davvero eccezionale: un dito in bronzo dorato lungo 38 cm, che corrisponde perfettamente all’indice mancante della celebre statua colossale di Costantino (330 d.C), uno dei capolavori dei musei capitolini.
La scoperta è stata realizzata nell’ambito del progetto di ricerca sulla tecnica di fabbricazione dei grandi bronzi antichi, condotto dal Museo del Louvre e dal Centro di ricerca e restauro dei musei di Francia in vista della mostra «Un rêve d’Italie», che il museo parigino consacrerà alla collezione Campana nel prossimo novembre 2018. In effetti il dito in questione apparteneva alla magnifica raccolta, dispersa in mezza Europa dopo che il suo proprietario Pietro Campana di Cavalli, personaggio apprezzato da tutti e di gusto squisito, fu costretto per bancarotta a separarsene. La vendita della collezione Campana, forse la più ambiziosa d’Europa, fu nel 1861 un evento di portata internazionale. Sia per il valore e la rarità delle opere in gioco, sia per lo scandalo legato al suo proprietario, gentiluomo assai noto per essere stato direttore del Monte di Pietà di Roma, accusato di aver usato i fondi dell’istituzione stessa per procurarsi opere d’arte. 
Gli acquisti erano facilitati da amici altolocati, come la principessa Canino, vedova di Lucien Bonaparte. Quest’ultima, collezionista a sua volta, si presentò nel 1838 a un ballo pontificio, coperta di magnifiche parures provenienti dagli scavi di tombe etrusche realizzati da suo marito. Tesori inattesi furono portati alla luce in tutta l’Etruria. Essi costituiscono oggi, grazie a Campana, il fondo più importante del Dipartimento delle Antichità greche, etrusche e romane del Museo del Louvre, del quale Sophie Descamps è conservatore nel settore dei bronzi. «Sappiamo dalle fonti letterarie – sottolinea madame Descamps – che i grandi bronzi greci e romani si contavano a migliaia nell’Antichità, ma queste opere raramente ci sono pervenute». 
Ma come ha potuto il dito approdare nella collezione dell’illustre marchese? Secondo Claudio Parisi Presicce, sovrintendente dei musei capitolini, il famoso indice (che nel 1550 era stato visto nella sua originaria collocazione dallo studioso Ulisse Aldrovandi) si sarebbe staccato al momento in cui il globo che la mano teneva nel suo palmo venne strappato (nel 1584), per essere piazzato alla sommità della prima colonna miliare della via Appia.
Il Campidoglio sta ora considerando la possibilità di trasportare eccezionalmente la mano di Costantino a Parigi per presentarla nella sua interezza, con l’indice ritrovato, quale star della preziosa esposizione Un rêve d’Italie. La «collection du marquis Campana» organizzata dal museo del Louvre in associazione con l’Ermitage di San Pietroburgo. Cioè dell’istituzione che, grazie al fiuto dello zar Alessandro II si era accaparrata una parte importante della collezione, al momento della sua dispersione nel 1861.