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 2018  luglio 03 Martedì calendario

Il tifo sui migranti fa un’altra vittima: Fiorella Mannoia

Il paese sempre più malato di tifoseria che è l’Italia, dove ormai non c’è più spazio per chi non sia ultrà del “Salvini nuovo Goebbels” o esegeta del “Questo è il governo che salverà il mondo”, ha trovato un’altra vittima colpevole di nulla. E dunque perfetta per il dileggio trasversale. Si chiama Fiorella Mannoia. È donna, artista e pure di sinistra, quindi non mancherà mai la mandria ottusa che la chiamerà “radical chic” (o se preferite “radical snob”). Parole a caso, e dunque pure queste perfette in tempi oltremodo biechi. La Mannoia ha osato criticare la politica del ministro dell’Interno con un tweet: “Si raccolgono i primi frutti. Dormite tranquilli”. Alludeva, con tanto di scheletro di gommone galleggiante, al naufragio in Libia. L’artista ha lasciato intendere che la colpa di quella tragedia fosse anche di Salvini: ipotesi spericolata, ma legittima. E assai in voga a sinistra. Apriti cielo, anzi social (su cui Umberto Eco aveva sin troppa ragione).
La Mannoia è stata attaccata da tutti. Dai leghisti, secondo cui Salvini è come noto Geova. Da molti grillini, che fino al 4 marzo non amavano granché la Lega, ma che ora paiono adorarla per osmosi. Gli attacchi più virulenti sono però arrivati dalla parte teoricamente vicina alla Mannoia: la sinistra. Quella dura e pura: e ci sta. E quella del Pd: e non ci sta per niente, perché Salvini sta solo facendo con più convinzione ciò che già faceva Minniti. Ai tanti piddini che cercano di rifarsi una verginità attaccando “i fasciorazzisti del Salvimaio”, andrebbe giusto chiesto dove (cazzo) fossero quando Minniti faceva le stesse identiche cose, ma proprio identiche, e loro accettavano tutto. Magari pure i lager libici.
Al tempo i renzo-piddini stavano zitti, plaudendo al ministro perché “gli sbarchi sono diminuiti dell’83%”: vero, ma com’è che con Minniti andava bene e con Salvini no? È solo questione di toni (e il lessico di Salvini è spesso irricevibile), o è solo tifo? Siam sempre lì: Potere al Popolo può massacrare Salvini, ma il Pd no. Loro, salvo rari casi nobilissimi: zitti e mosca. Massacrata da destra e sinistra, la povera Mannoia ha provato ad argomentare: “Il Mediterraneo è un enorme cimitero. Di quei disgraziati non importa a nessuno, nemmeno a voi che ora mettete in atto la caccia alle streghe, che fate le liste di proscrizione. Che vi mettete dalla parte dei buoni. Anche voi ne fate una questione politica, esattamente come tutti”. Ovviamente non è servito a nulla: la Mannoia è “rea” di avere dato in passato fiducia a M5S, quindi adesso non può parlare perché “è anche colpa sua”. Un ragionamento così imbecille da avere già esondato in ogni dove. Peraltro il mezzo endorsement ai M5S della Mannoia – come Fossati, Gioè e tanti altri tra 2013 e 2015 – fu fatto nel mio programma Reputescion: parlo quindi con cognizione di causa. La Mannoia disse di avere molte perplessità iniziali sui 5 Stelle, ma di averli poi conosciuti in Parlamento e quindi stimati. Li ha votati in passato ma non nel 2018, dopo la disillusione per il mancato appoggio allo Ius Soli. Il Giornale, non senza godimento, le ha consigliato di tornare a cantare “Come si cambia”. Nel frattempo gli insulti continuano. C’è persino chi, applicando un sillogismo granitico come un ragionamento di Nardella sulla teoria quantica, dice che poiché Mengele Salvini è responsabile (come no) della morte di centinaia di innocenti in mare, allora anche la Mannoia è un’assassina. Siamo proprio malati di tifo e demenza. E il “bello” è che neanche ci facciamo caso più. Buona catastrofe.