la Repubblica, 3 luglio 2018
Erdogan in guerra contro il gioco delle carte
Il gioco delle carte nelle taverne? «Una perdita di tempo, una cattiva abitudine da cui i giovani vanno protetti». Parola del presidente turco Recep Tayyip Erdogan il quale, di recente, in una delle città feudo del Partito della giustizia e dello sviluppo, l’anatolica Kayseri (la Cesarea di un tempo), ha lanciato la proposta di aprire delle case di lettura. Il progetto del Sultano è di diffondere le “kiraathanes”, cioè delle case di lettura, ma ora pubbliche, in tutte le città, per aumentare il tasso di dedizione dei giovani ai libri. «Costruiremo le kiraathanes della nazione – ha detto – in ogni centro, le riempiremo di libri e per tutti ci saranno dolci e caffè». Il progetto le prevede aperte per 24 ore al giorno.
Quindi ha aggiunto: «Le taverne non saranno più luoghi dove la gente gioca a carte». Nelle intenzioni del presidente la proposta punta a proteggere i giovani, come ha dichiarato, «dalle cattive abitudini e dal perdere tempo con i giochi delle carte».
Nella cultura turca le “kiraathanes” sono luoghi tradizionali che risalgono all’epoca ottomana e nelle quali gli avventori si ritrovavano bevendo tè e caffè, leggendo libri, giornali e riviste. «Saranno un magnete per i giovani», ha assicurato il capo dello Stato turco. Misureranno da almeno cento a quattrocento metri, a seconda della grandezza della città e, oltre a offrire bevande, dolci, e gli stessi strumenti di informazione giù previsti nell’era dei Sultani, saranno ovviamente adeguate ai tempi e avranno wi-fi e accesso libero a Internet.
Il presidente Erdogan, dopo aver lanciato la proposta a Kayseri, è tornato a parlarne nella provincia di Denizli, nell’ovest turco, spiegando di voler sviluppare la cultura libraria del Paese. E anche qui ha aggiunto di volerlo fare con l’intenzione di proteggere i più giovani dalle cattive abitudini e dal perdere tempo con i giochi delle carte. Il Sultano lo ha infine ribadito a Istanbul, nel quartiere popolare di Zeytinburnu: «Gli studenti dicono: “Non andiamo a casa, studiamo qui. Perché quando stiamo a casa ci sono altre cose che occupano il nostro tempo.Qui invece solo studiamo”».