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 2018  luglio 03 Martedì calendario

«Balalaika», il varietà che cerca di funzionare solo sull’accumulo

In attesa che Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e dello sviluppo economico con delega alle Tlc, ci spieghi quale sarà il futuro della tv generalista (non però sulla base di un recente report di Morgan Stanley, una di quelle banche che fino a ieri i grillini indicavano come una tessera del Grande complotto internazionale), in attesa, dicevo, di queste spiegazioni prendiamo atto del buon lavoro che Mediaset sta facendo sui Mondiali di calcio. 
Peccato «Balalaika», il varietà di Canale 5 che tallona il calcio giocato. No, non ci siamo, nonostante gli ultimi aggiustamenti: alla Gialappa’s Band è stato messo un piccolo silenziatore; Nicola Savino e Ilary Blasi cercano di non pestarsi i piedi, anche se i ruoli non sono chiari; Alberto Brandi, con il suo volto da college movie, sottrae a Savino i discorsi calcisticamente più impegnati. No, non ci siamo.
Forse era meglio spostare «Tiki Taka» su Canale 5. Ho letto che a Mediaset sarebbero delusi dagli ascolti del varietà, ma la delusione avrebbero dovuto metterla nel conto, viste le scelte. La colpa è di chi ha valutato un format che ricalcava pedissequamente «Quelli che il calcio»; la colpa è di chi ha scelto Nicola Savino e il suo giro di comici; la colpa è di chi pensa che prendere per i fondelli Ciccio Graziani («il Pippo Franco del calcio italiano», secondo Diego Abatantuono) e le sue giacche sia un’idea intelligente. Che sofferenza vedere l’altra metà di Paolino Pulici trasformato in vittima sacrificale! 
Un varietà non funziona solo sull’accumulo (l’inutile Belén Rodriguez, i collegamenti dalla Piazza Rossa di Mosca con Javier Zanetti o Hernan Crespo, Gene Gnocchi tatuato, Ciro Ferrara in quota Sud, l’ex arbitro Elena Tambini…), funziona sulle idee, sul carisma del conduttore e, nel caso specifico, sulla capacità di analizzare anche le partite con il sorriso sulle labbra. 
Sì, era meglio spostare «Tiki Taka».