La Stampa, 2 luglio 2018
Malika Ayane: «Da ragazza vivevo per Radiohead e Battiato. Ora siamo tutti bulimici»
Malika Ayane non è un’artista convenzionale. La sua musica, il modo in cui scrive le canzoni, così come la scelta controcorrente che qualche anno fa l’ha spinta a intraprendere la carriera di attrice con il musical su Evita Peron e a mettere la carriera di cantautrice in stand-by, lo testimoniano. Per questo, quando le chiediamo se si ritrova nei risultati delle indagini che ci vogliono curiosi, attentissimi alle nuove tendenze, quasi voraci nei confronti della musica e dei nuovi artisti solo nei nostri vent’anni, ammette: «Be’, effettivamente sino ai venticinque anni ero addirittura avida di musica e non facevo altro che ascoltare qualsiasi cosa mi capitasse sotto tiro. Leggevo tutto quello che mi capitava tra le mani, guardavo Mtv, facevo abbuffate di video e cercavo di scoprire le novità e farle diventare mie. Chiaramente erano altri tempi, non c’era la cultura digital, né la tecnologia che c’è adesso. Parliamoci chiaro, ora l’ascolto di tutti si è fatto quasi bulimico. Grazie allo streaming abbiamo accesso a molta più musica rispetto a prima ma nel contempo siamo più disattenti. Quante volte vi sarà capitato di far partire una canzone e, se non vi ha catturato subito, di interromperla e passare al resto? Questo è un altro modo di fruire musica che noi abbiamo conquistato ma che i nostri figli hanno nel Dna. Quindi non sappiamo se, quando avranno trent’anni, la loro ricerca di “passato” corrisponderà alle indagini di cui stiamo parlando».
Sua figlia Mia ha 13 anni: sempre secondo questa indagine che ha valutato anche il modo in cui maschi e femmine si avvicinano alla musica, le femmine sarebbero più precoci e interessate alle novità musicali. «E direi più appassionate, anche se - rispetto a quando ero ragazza - adesso maschi e femmine sono molto più allineati. Mi spiego. Non vedo molta differenza fra quello che ascolta mia figlia e quello che ascoltano i suoi amici maschi. Proprio per il motivo di cui ho parlato poco fa e cioè la trasversalità dello streaming, le tribù musicali tendono ad assomigliarsi e nelle varie compagnie tutti ascoltano quello che funziona indipendentemente dal sesso».
È il caso di dire che probabilmente le prime scelte musicali sono quelle che nascono in famiglia, i dischi o gli artisti che ascoltano i genitori o i fratelli maggiori.
«Nel caso di mia figlia è stato senz’altro così. Lei è cresciuta circondata dalla musica e mi stupirei se non avesse una familiarità con certi decenni storici che i suo compagni nemmeno conoscono. Ho sempre adorato gli Anni 70 e lei insieme a me ha imparato ad amare certi artisti. Poi, i Radiohead di Ok Computer, Franco Battiato o i C.S.I. erano il mio pane quotidiano: spesso mi rituffo in quella musica, e Mia non disdegna e so che ne parla anche con i suoi amici».
La curiosità individuale ha molto a che fare con la scoperta della vita prima che della musica. Diciamo che le due cose vanno a braccetto. Probabilmente si tende a ricordare con amore il passato ma se si rimane curiosi non si può girare completamente la testa nei confronti delle nuove tendenze.
«Esatto. O almeno per me è così. A settembre uscirò con il mio nuovo album. L’ho intitolato Domino, sarà anticipato dal singolo Stracciabudella. Ho lavorato con un team di produttori tedeschi che sono dei maestri nell’uso di strumenti Anni 70. Non mi sarebbe mai venuto in mente se non fossi curiosa e rispettosa del passato. Ma questo è il mio mestiere. E poi, sa che le dico? Nella musica i generi e i decenni musicali si inseguono, ritornano e succederà sempre».