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 2018  luglio 02 Lunedì calendario

Un mondo intatto in cima al vulcano

L’ha individuata semplicemente guardando «Google Earth» e a un tratto il professor Julian Bayliss, esploratore e biologo della Oxford Brookes University, ha esclamato: «Sicuramente qui non c’è mai stato nessuno, bisogna andare a vedere cosa c’è». Sembra una delle intuizioni attorno a cui ruota un romanzo di Verne. Invece si tratta di una scoperta che risale al mese scorso. In Mozambico, sulla sommità di un vulcano inattivo da millenni, il Mount Lico, è stata trovata una misteriosa foresta pluviale dove l’uomo moderno non ha mai messo piede.
Quel che è emerso è «l’istantanea» di uno scenario con specie animali e vegetali mai viste. La spedizione di scienziati guidata da Bayliss – 28 in tutto, tra biologi, botanici, biogeografi, entomologi provenienti da 13 università, musei e istituti di ricerca di tre continenti – ha catalogato piante, serpenti, rane, rospi, roditori, insetti e persino pesci del tutto sconosciuti. Una varietà tipica delle foreste pluviali, uno dei «biomi» – i luoghi della biosfera in cui le condizioni ambientali consentono la vita – più antichi, contenente oltre la metà delle specie conosciute.
Arrivare su Mount Lico non è stato facile. Il Guardian, il quotidiano inglese che per primo ha raccontato della scoperta, descrive il vulcano spento – alto circa 700 metri – come «la fortezza del cattivo in un vecchio film di James Bond». Per scalarlo, i ricercatori hanno seguito corsi di alpinismo. Tanto che alla spedizione si sono aggregati due rocciatori celebri in Gran Bretagna: Jules Lines e Mike Robertson, noto tra l’altro per essere stato arrestato dalla polizia francese dopo essersi arrampicato sulla torre Eiffel per protesta contro una compagnia petrolifera vicina al governo birmano.
Una volta giunti sulla sommità del monte, davanti agli occhi degli scienziati è comparso il paradiso verdeggiante e sconosciuto della foresta. «È stato come entrare in una macchina del tempo – dice Bayliss —: solo per catalogare tutto ci vorranno almeno due anni».