Corriere della Sera, 2 luglio 2018
L’ultimo Robinson Crusoe sfrattato dall’isola deserta nell’Oceano Pacifico
Mafasumi Nagasaki aveva un sogno, e per quasi trent’anni lo ha realizzato. Finché le autorità hanno deciso che quel vecchietto dalla barba lunga che girava sulla spiaggia deserta come mamma l’ha fatto, 82 anni fa, doveva tornare alla civiltà. E lo hanno sfrattato dalla sua isola sperduta nell’Oceano Pacifico. Lui voleva vivere lontano dal mondo, da solo. Come il Robinson Crusoe raccontato da Daniel Defoe o il più recente Cast Away di Robert Zemeckis, ovvero un magistrale Tom Hanks nell’interpretazione del mitico naufrago in chiave moderna.
Non è dato sapere se Mafasumi abbia mai letto il romanzo o visto il film. Lui, comunque, sull’isola giapponese di Sotobanari, a sud dell’arcipelago di Okinawa, non ci era finito per disgrazia, vittima di un affondamento o di un incidente aereo. Se l’era proprio andata a cercare, naufrago volontario dal 1989. Ha vissuto lì, felicemente, in beata solitudine e assoluta armonia con la natura finché qualcuno lo ha rintracciato, sei anni fa, e ha parlato della sua esistenza.
Lo hanno ribattezzato l’«eremita nudo», per un po’ è finito sotto i riflettori dei media locali a caccia di «immagini forti», poi il mondo è tornato a dimenticarsi di lui, sperduto in una delle ultime isole disabitate del Giappone, dove non passano neppure i pescatori. Di recente, però, un funzionario troppo solerte ha riaperto la pratica. Secondo i servizi sociali, Nagasaki è troppo fragile per continuare a fare l’eremita. Così lo hanno caricato di forza, insensibili alle sue proteste, e lo hanno portato nella più vicina città.
«Ho rischiato la mia vita per proteggere l’isola e non voglio lasciarla – ha detto ai suoi «soccorritori» —. Non mi sono mai sentito triste in questo paradiso. Tutto quello che mi serve lo posso trovare qui, non necessito d’altro. Vorrei morire travolto da un tifone così nessuno potrebbe salvarmi». Secondo la testimonianza di Álvaro Cerezo, esploratore e direttore di «Docastaway» (il primo tour operator al mondo specializzato in viaggi su isole deserte), Nagasaki «è stato espulso» dalla sua isola e «non gli permetteranno di tornare». Ora sta a Ishigaki, a 60 chilometri di distanza, fra le quattro mura di una casa fornita dal governo giapponese. Appena lasciata l’isola sarebbe stato contagiato da una brutta influenza: l’eremita ha gli anticorpi per sopravvivere a punture di insetti e altre forze della natura, ma non per i mali comuni della civiltà.
Nessuno sa com’era finito a Sotobanari. La leggenda racconta che un tempo era sposato e forse ha avuto pure dei figli, ma a lui «non piace parlare del passato». Ha solo detto che «la gente mi trattava come un idiota, o come un numero». E si è stufato.
Ora lo hanno obbligato a rivestirsi e a tornare nel mondo «normale». O forse sarebbe meglio dire dei matti. È il destino che teme anche il settantenne David Glasheen, un ex miliardario che da ventun anni vive in totale solitudine a Restoration Island, di fronte alle coste del Queensland, con l’unica compagnia di un cane. Pure lui è sotto minaccia di sfratto dal paradiso terrestre.