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 2018  luglio 02 Lunedì calendario

Figli chiamati Netflix o Usnavy, che nomi in America Latina…

Quel che è troppo è troppo devono essersi dette le autorità colombiane del Registro civile. L’annuncio, diventato virale in rete, – che a maggio in un piccolo villaggio della cordigliera delle Ande, nella regione di Antioquia, un bambino era stato iscritto col nome di Netflix de Jesús Rodríguez Restrepo – ha sucitato un dibattito sulla necessità di una legge che vieti di imporre ai neonati nomi che li renderanno oggetto di sberleffi, o peggio di bullismo, per il resto della propria vita. Nel paese caraibico i nomi strani non mancano facendo riferimento ad automobili (Mazda Altagracia Ramírez) o a note marche ( Oliver Google Kai, Samsung Maria de los Angeles Gutierrez) o all’ammirazione per gli Stati Uniti: Usnavy (la Marina degli Usa) Muñoz Ledo.
Il dibattito si è esteso al vicino Ecuador, dimostrando che realismo magico, fantasia per non dire il surrealismo e dipendenza culturale dal potente Nord accomunano tutto il subcontinente latinoamericano. Così anche a Quito l’imposizione di nomi come Land Rover García o Burguer King Herrera o – con riferimento a un espettorante – Vick Vaporoup Giler hanno fatto sorgere l’esigenza di proibire che si manchi di rispetto a un indifeso neonato. Di recente hanno perso la pazienza le autorità dello stato di Sonora (Messico). Consapevoli, come aveva affermato un ex presidente, che i problemi del Paese derivano dal fatto di “essere troppo lontani da Dio e troppo vicino agli Usa”, così hanno pubblicato una lista di nomi messi al bando: Twitter, Facebook, Yahoo, Usnavy, Oldnavy e persino James Bond. Il famoso agente britannico “con licenza d’uccidere” ha numerosi ammiratori soprattutto nella Repubblica dominicana, tra i quali Cero Cero Siete (007) Vega Neto.
Panama già da anni, con la Legge 31, autorizza il Registro civile a rifiutare nomi che “pregiudichino l’identità o mettano in ridicolo” i figli di genitori fantasiosi. Così non potranno ripetersi i casi di Amor McDonald o Apple Guadalupe imposti a infelici bambine. Piena libertà di far danno invece caratterizza il Costa Rica, dove vanno forte le marche di auto: si registrano infatti quest’anno 30 Audi, due Hyundai e altrettante Mazda. Sempre riferendosi al trasporto, è stato segnalato un Uber Jiménez. Perú, Paraguay, Uruguay e anche Argentina non fanno eccezione (in quest’ultima non mancano i fanatici dell’automobilismo): le rispettive leggi sono tolleranti, purché non si pregiudichi “l’onore” del neonato.
A Cuba non manca certo la fantasia dei genitori. Anche se la morale rivoluzionaria non ha – almeno fino a oggi – lasciato spazio ai brand statunitensi: l’influenza yankee si è fatta sentire con le serie televisive. Così è nata alla fine degli anni ’80 del secolo scorso la famosa generación Y: una valanga di neonati, maschi e femmine senza distinzioni, con nomi che iniziano per Y. Dalla sesta figlia del mio vicino, Yaseis (Già sei) a Yusimi (You see me, mi vedi) a Yutuel (Io, tu, lui), fino a una cascata di Yamile, Yudaisi, Yoito, Yasin, Yanka…