Corriere della Sera, 1 luglio 2018
La docente accusata di molestie difesa dai colleghi: «Ma è brava»
WASHINGTON «Caccia alle streghe», «witch hunt». No, non è il solito tweet di Donald Trump che attacca il Super procuratore Robert Mueller, le fake news, i media bugiardi eccetera. È, invece, la tesi adottata da una cinquantina di intellettuali, comprese alcune delle femministe più importanti d’America, per difendere Avital Ronell, 66 anni, brillante germanista e docente di letteratura comparata alla New York University.
Lo scorso settembre uno studente dei corsi più avanzati, il PhD, ha segnalato al Dipartimento di sorveglianza dell’ateneo di essere stato molestato sessualmente da Ronell. Il nome del giovane, sulla trentina, è rimasto finora coperto. Qualche settimana fa un gruppo di colleghi e colleghe ha scritto una lettera indirizzata ad Andrew Hamilton, presidente della Nyu per smontare le insinuazioni, ignorando completamente il merito dei fatti, per altro tutti da accertare, ma appellandosi ai «meriti» e «alla «reputazione» della professoressa. Il testo, reso pubblico da Brian Leiter, ordinario di filosofia e legge alla University of Chicago Law School, ha innescato un’aspra polemica. Ecco il passaggio più commentato e contestato sui social: «Sebbene non abbiamo accesso al dossier riservato, tutti noi abbiamo lavorato per molti anni a stretto contatto con la professoressa Ronell e abbiamo accumulato anni di esperienza sulla sua capacità di insegnante e di ricercatrice…Tutti noi abbiamo visto quale sia il suo rapporto con gli studenti e alcuni di noi conoscono l’individuo che ha iniziato questa subdola campagna contro di lei… La sua influenza intellettuale si estende sui tutti i campi delle scienze umane, compresi gli studi sui media e la tecnologia, la teoria femminista e la letteratura comparata…Chiediamo che le sia accordato un dignitoso trattamento, giustamente meritato da chi ha una statura e una reputazione internazionale».
L’iniziativa è stata promossa da Judith Butler, 62 anni, importante filosofa dell’Università di Berkeley, in California, studiosa della cosiddetta «teoria queer»: l’identità personale non dipende dall’orientamento sessuale. Hanno aderito personalità accademiche da ogni parte del mondo che coltivano, tra l’altro, la riflessione sul femminismo. Alcuni nomi: Emily Apter, docente di letteratura comparata a New York ed esperta della relazione tra sessismo e linguaggio; Isabelle Alfandary, della Sorbona di Parigi; Gayatri Spivak, della Columbia University, Slavoj Zizek, che insegna a Londra e New York; Jean Luc Nancy, teorico del «decostruzionismo» (con Jacques Derrida), all’Università di Strasburgo.
Questo poderoso concentrato di intelligenza, però, sembra aver ottenuto l’effetto contrario. Una specie di «MeToo» alla rovescia. Il professor Leiter, dopo aver pubblicato la lettera, si è chiesto che cosa sarebbe successo se ci fosse stato un intervento simile a difesa dei tanti uomini accusati nell’ultimo anno di molestie sessuali, dal produttore Harvey Weinstein in poi. Sulla rete il commento più ricorrente rivolto proprio alle docenti femministe è: «Ipocrite».