Corriere della Sera, 1 luglio 2018
Le palle da tennis di Wimbledon? Prodotte nelle Filippine per pochi euro
Wimbledon è anche questo: una tradizione che vedeva l’utilizzo, dal 1902, delle palle da tennis prodotte dal marchio Slazenger a Barnsley, nel South Yorkshire. Ma la fabbrica chiuse nel 2002 con la perdita di 100 posti di lavoro. L’attività venne allora delocalizzata nelle Filippine, in un impianto che oggi appartiene a una società giapponese. Ora, dopo un’inchiesta del quotidiano Daily Mail, si scopre che i lavoratori addetti alla produzione delle palle ricevono salari da miseria: 5,42 sterline al giorno, pari a 6,12 euro. Per questa paga stanno davanti ai macchinari otto ore per sei giorni alla settimana e con contratti di cinque mesi. Poi c’è il clima, infernale: la fabbrica si trova a Bataan, di fronte al Mar della Cina. Qui le tempera-ture sono sopra i 35 gradi e nello stabilimento non c’è traccia di aria condizionata. In questa filiera c’è persino chi sta peggio degli operai: vale a dire gli addetti alla raccolta, in piantagione, delle circa 60 tonnellate mensili di gomma naturale necessarie per le sfide tra i campioni del torneo più importante al mondo. Braccianti pagati ancor meno di chi sta in fabbrica. Del loro salario si conosce solo una cifra assai vaga – attorno ai 60 euro mensili – e niente altro. Questo perché la coltivazione si trova in un’isola nel Sud delle Filippine, quella di Basilan, controllata dai fondamentalisti islamici. Qui non ci sono sindacati né diritti, dice il Mail che si chiede se a Wimbledon non sia violato il «Modern slavery act», legge anti-schiavitù in vigore dal 2015. Un dubbio che all’All England Club, gli organizzatori del torneo, pare abbiano preso «molto seriamente».