Il Sole 24 Ore, 1 luglio 2018
Soldatini, pupi e bambole: giochi sotto teca
L’ultimo, in ordine di tempo, è nato a Vicenza. E la modalità è praticamente sempre la stessa. All’origine c’è un collezionista, che, per un gusto particolare, per una scelta preveggente o, semplicemente, per destino (a seconda dei casi), ma sempre per passione, si avventura a raccogliere giocattoli, bambole, soldatini, automi, robot di latta: esposti e radunati diventano un patrimonio che, alla sola visione, manifesta tutta la sua bellezza, artisticità (non sono nati per essere opere d’arte; a differeza dei giocattoli d’artista) e indispensabilità. Alla faccia del gioco, infatti, si tratta di pezzi che raccontano molto di più: società, costume, spesso tendenze artistiche.
Il caso dei giocattoli industriali di piombo e latta d’epoca collezionata dai coniugi torinesi Anna Rosazza e Giancarlo Cavalli ora destinata alla zona ipogea di Palazzo Chiericati a Vicenza (Piazza Matteotti 37, info: tel. 0444.222811) lo dimostra in maniera esemplare. Si tratta di una raccolta importante, oltre 5mila giocattoli industriali d’epoca, dalla metà dell’800 al secondo Dopoguerra, tutti perfettamente conservati e funzionanti (cosa non da poco). «I giocattoli ci raccontano i passaggi di generazione in generazione e custodiscono la memoria e la storia di un Paese. Il giocattolo è narrazione, un simbolo di cultura e tradizione che riassume divertimento», conferma Ilvo Diamanti, presidente della Fondazione Roi che ha contribuito alla nascita del museo. I pezzi, acquistati all’asta in oltre 40 anni di instancabili ricerche dei coniugi sono tutti corredati di certificazioni che ne garantiscono tracciabilità e autenticità. Il valore della collezione oggi supera il milione di euro: tra questi quasi 4.600 soldatini dei più famosi marchi come Britain, Heide, Mignot e Lucotte, 214 personaggi civili, 131 trenini Märklin, Bing, Elastoin, 99 stazioni con arredi e biglietterie, 61 lanterne magiche. Tra le rarità assolute uno dei tre esemplari rimasti al mondo di forte tedesco dipinto a mano della Marklin: datato 1898 e finito all’asta cent’anni dopo, fu acquistato dai collezionisti per 45 milioni di lire.
Il vero problema di questo tipo di musei è dar loro continuità e visibilità di impianto moderno: purtroppo la sola collezione, per quanto importante, da sola non basta.
Poco prima di Vicenza, aveva inaugurato a Istrana (Tv) il Museo di Villa Lattes, una preziosa e curiosa raccolta di automi e di carillon: insieme al Museo Speelklok di Utrecht (Olanda) (che si consiglia di visitare anche solo online www.museumspeelklok.nl/lang/en/ proprio per capire che lavoro si può fare con questi patrimoni e renderli appetibili non solo ai “nostalgici”) e il Museo del carillon e degli automi di Sainte-Croix (Svizzera), il lascito dell’avvocato Lattes è un candidato a diventare una meta per gli appassionati del genere.
E,restando in un ambito più largo, e non potendo essere ovviamente esaustivi, si potrebbe allargare il discorso al Museo delle Marionette di Palermo, dovuto (e ora intitolato) alla costante passione di Antonio Pasqualino (www.museodellemarionette.it), che questo lavoro lo fa da anni con ottimi risultati. Qui pupi e marionette non solo solamente(o quasi mai) gioco: sono proprio una delle caratteristiche culturali forti e parti integranti di un’identità regionale unica. Simile, per contenuti e bellezza (con il plus del luogo dove è collocato, la Rocca d’Angera) è il Museo della Bambola e del Giocattolo (www.isoleborromee.it/angera-museo.html): fondato nel 1988 dalla principessa Bona Borromeo Arese, il museo espone in 12 sale oltre mille bambole realizzate dal XVIII secolo fino ad oggi, nei materiali tra i più noti e diffusi appartenenti alla tradizione antica: legno, cera, cartapesta, porcellana, biscuit, composizione, tessuto.
Infine: quando era sindaco di Roma, Walter Veltroni acquistò una importante collezione di giocattoli (oltre 10mila pezzi) per costruire un apposito museo nella Capitale. Purtroppo ancora non se ne è fatto nulla, ma 80 pezzi selezionati sono stati visibili qualche mese al Palazzo Pretorio di Pontedera (Pisa) per la bella mostra «La Trottola e il Robot, tra Balla, Casorati e Capogrossi». Una rassegna che esplicitava la relazione tra arte e giocattoli e giocattoli d’artista sperimentata già anche al Moma e Malaga con mostre sontuose. Ma queste sono altre (belle) storie.