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 2018  giugno 30 Sabato calendario

Tria e la passione per il tango

E se, per liberarsi, decidesse di ispirarsi al tango? Assediato com’è dai commissari europei e dai vice premier, il titolare dell’Economia sa che non potrà limitarsi all’ordinario, che dovrà anche improvvisare. E il tango, che lui conosce e balla, è improvvisazione.
Più che un ministro, Tria sembra il protagonista di un romanzo in cui l’autore si cura di celare la vera identità del personaggio: l’immagine grigia del professore con gli occhialoni neri a coprirgli il volto, nasconde la passione per la danza e punte di vanità note solo ai suoi colleghi di università, ai quali diceva – per divertimento – di essere «un tombeur de femmes». Toccherà ora ai colleghi di governo scoprirlo in corso d’opera, ma chi lo conosce già scommette che il responsabile di via XX Settembre riserverà delle sorprese. Il cliché del cattedratico al momento gli serve per prender tempo, per resistere alle pressioni di quanti non hanno tempo da perdere.
Infatti, a forza di ripetere «devo ancora fare i conti», un primo risultato l’ha ottenuto, se è vero che Di Maio e Salvini hanno iniziato ad abbassare le pretese del «tutto e subito» sulla flat tax, sul reddito di cittadinanza, sulla revisione della legge Fornero. La verità è che Tria i conti li ha già fatti, i numeri li conosce alla perfezione, grazie ai modellini econometrici che usava in ateneo e con i quali calcolava all’istante gli effetti di ogni provvedimento su debito, deficit, interessi sui titoli di Stato. Chissà se ne ha fatto menzione al dicastero, dov’è assediato dalla struttura che tutto vede e controlla, e che gli appare come un moloch capace di dividere i «commessi del ministro» dai «commessi del gabinetto», che hanno una maggiore indennità. Giusto per far capire quale sia la catena di comando...
La tattica attendista coincide con l’atteggiamento riservato in Consiglio dei ministri, dove prende la parola solo se chiamato in causa. Al contrario di Savona, che interviene su ogni provvedimento e che si è imposto di fare da tutor al responsabile dell’Economia: sarà perché è stato lui a suggerirlo per la poltrona di via XX Settembre, sta di fatto che è sempre molto presente. A volte troppo. C’è però un motivo se Tria accetta in questa fase lo stato delle cose, l’assedio dei dioscuri della maggioranza, le telefonate da Palazzo Chigi per la selezione dei nomi in vista delle nomine. Lo si intuisce dall’intercalare che usa sempre con i suoi interlocutori: «Più avanti...».
Perché sta arrivando il momento in cui non potrà più schermirsi, e lì dovrà far sfoggio della sua «creatività», dote di cui segretamente si vanta. La linea adottata dal governo in vista del vertice europeo non l’ha aiutato: in passato l’Italia si era mostrata più flessibile sul tema dell’immigrazione così da avere più flessibilità sui conti pubblici. Adesso toccherà a Tria gestire i cocci nella trattativa con Bruxelles, sapendo che a Roma Di Maio e Salvini hanno un contratto da rispettare con i rispettivi elettorati.
Ecco il punto, in linea teorica le diverse esigenze di Cinque Stelle e Lega dovrebbero mettere in difficoltà il ministro, perché dando priorità a un provvedimento piuttosto che a un altro potrebbe scombinare gli equilibri politici nel governo. E invece, secondo Tria, questa situazione è in potenza ideale per dare vita a nuove soluzioni, appunto «creative». È come se il professore dall’immagine grigia e dagli occhialoni scuri avesse in mente «più avanti» di rivelarsi con un giro di tango, sebbene l’improvvisazione non appartenga al mondo dei numeri e dei bilanci, per quanto Di Maio e Salvini non siano così ingenui da farsi trascinare in una partita doppia.
Il capo del Movimento e il leader del Carroccio finora sono stati pazienti per la prudenza di Tria, che considerano «una virtù». Ma «più avanti» per loro sembra avere un altro significato rispetto a quello del titolare dell’Economia, che parla della necessità di ridurre il deficit e il debito e in Consiglio dei ministri sta facendo montare un po’ di nervosismo tra i colleghi: «Ora si capisce perché Mattarella l’ha voluto». Nonostante la legislatura sia all’inizio, si attende già il finale del romanzo. O meglio del capitolo più importante. Tutti aspettano Tria, che balla il tango e sogna un colpo sugli investimenti. «Più avanti». Se dura.