La Stampa, 1 luglio 2018
«Recitare nuda è stato un atto d’amore. Sorrentino mi ha fatto sentire bella». Intervista a Elena Sofia Ricci
Di una cosa era certissima da sempre: «Non ho mai pensato, nemmeno per un attimo, che la mia vita avrebbe potuto svolgersi in un luogo diverso dal palcoscenico». Tutto il resto, dalle lezioni di ballo allo studio della chitarra classica, dai primi ruoli in teatro alle fiction di successo, è venuto di conseguenza: «Per me recitare è come respirare, mangiare, dormire. Mi sono anche cimentata nella regia teatrale, e ho in mente un soggetto che potrebbe diventare film, basato sulla descrizione di una psicopatologia».
Ieri sera, sul palcoscenico del Teatro Antico, Elena Sofia Ricci ha ricevuto il Nastro d’Argento del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici per il ruolo di Veronica Lario in Loro (premiati anche i due non protagonisti Kasia Smutniak e Riccardo Scamarcio, e la sceneggiatura di Sorrentino e Contarello): «Interpretare il film è stato un dono grandissimo, da un po’ sentivo che mi mancava qualcosa, che stavo in panni troppo comodi, speravo in una nuova occasione, ma non osavo immaginare tanto. E poi si sa che, con l’età, le offerte iniziano a diminuire». Gli anni sono esattamente 56 e il dato stupefacente è che Elena Sofia Ricci, fiorentina doc, li dichiara senza esitare: «Forse sono presuntuosa, ma penso di esserci arrivata bene e quindi non li nascondo, così tutti mi dicono: “Ma veramente?”. Insomma, faccio un po’ di “fishing for compliments”».
C’è un momento in cui ricorda di aver avuto la consapevolezza che questo sarebbe stato il suo mestiere?
«Quando ho visto per la prima volta Irma la dolce, mi è piaciuta la leggerezza, la tenerezza del personaggio».
Per farsi strada ha mai dovuto impuntarsi, combattere?
«No, nel lavoro è venuto tutto facile, come se le cose dovessero succedere. Quello che invece non mi riusciva bene era mettere su una famiglia unita, continuavo a collezionare insuccessi sentimentali, uno dopo l’altro, e accumulavo ansia. Ho combattuto tanto, poi, quando ho smesso di cercare l’uomo della mia vita, è arrivato Stefano, che è un grande artista e una persona speciale».
Il dialogo che in «Loro» sancisce la separazione tra Veronica e Silvio, è toccante. Secondo lei perché?
«Perché parla di cose successe a tutti noi che non abbiamo più 20 anni. C’è il fallimento di un progetto, l’amarezza per qualcosa che non si è più. In quella scena ci siamo riconosciuti tutti, non a caso Paolo l’ha ambientata in cucina, tra le pentole, il luogo dove vanno a finire le liti delle coppie».
Nel film c’è anche una sequenza di nudo, in cui la protagonista osserva se stessa. Che rapporto ha con il suo corpo?
«Diciamo che dalla cintola in su è un rapporto migliore che dalla cintola in giù. Girare quella scena è stato un atto d’amore e di fiducia nei confronti di Sorrentino. Mi ha fatto sentire bella, lo fa anche mio marito, ma in modo diverso. Accetto il mio corpo, ma anche la legge di gravità e il passare del tempo».
«Loro» è uscito nell’anno del «#MeToo» e del caso Weinstein. Quali sono le sue opinioni sul tema?
«È importante che certe cose siano successe, che il tappo sia saltato, che le donne abbiano trovato il coraggio di parlare. Però certi rigurgiti femministi non mi piacciono, così come le contrapposizioni maschi-femmine. Adesso bisogna lavorare per le generazioni future, insegnare alle nostre figlie il rispetto di sé, trasmettere l’intelligenza emotiva, l’amor proprio, e anche il modo con cui si vincono certe fragilità. E ai figli bisogna far capire che il potere non può essere usato in maniera indiscriminata».
Pensa che il film abbia risentito negativamente del clima dello scandalo molestie?
«Forse ha disturbato qualcuno, dice che il “Re è nudo”. Ma la verità va detta, e cioè che anche noi donne possiamo essere sgradevoli e abusare del potere che ci siamo conquistate. Non è vero che siamo tutte belle, brave, buone. Esistono ragazze terrificanti, pronte a tutto. C’è bisogno di un lavoro culturale che riguardi tutti noi, come individui».
Per il pubblico tv lei è l’amatissima Suor Angela. Come si trova in quella tonaca?
«Suor Angela è simpatica, sono sicura che avrebbe molto amato Loro perché è una suora che sta avanti».
Ha dichiarato di avere un rapporto importante con la fede. Come lo vive?
«Vado a messa, per pregare, per riflettere. Mi ha sempre attratto la figura di Cristo. “Marcellino pane e vino” e “Il Vangelo secondo Matteo” mi hanno inchiodata. E il film di Sorrentino contiene una forte spiritualità, in cui mi sono profondamente riconosciuta».