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 2018  luglio 01 Domenica calendario

In morte di Gudrun Burwitz, la figlia di Himmler


«Puppi» non aveva neppure 12 anni quando il padre, per raccontarle di quanto era bravo al lavoro, la portò a fare una passeggiata nella “grande fabbrica” di Dachau, tra gli internati ebrei in attesa della soluzione finale. Era il luglio del 1941. «Oggi siamo andati al campo di concentramento delle SS a Dachau», scrisse Gudrun sul suo diario, «è una grande azienda!». Gudrun Burwitz, la figlia di Heinrich Himmler, teorico dell’Olocausto e numero due della Germania nazista, è morta a Monaco il 24 maggio scorso, a 88 anni. È morta non lontano da quel campo di indicibili atrocità che lei giustificava. Dopo una vita passata nel culto di Hitler, lo “zio” che le regalava cioccolata e bambole per giocare, e senza mai rinnegare i crimini del nazionalsocialismo.
La notizia della sua scomparsa si è diffusa venerdì, quando il quotidiano tedesco Bild ha portato alla luce inquietanti dettagli sulla sua carriera. Per Gudrun, unica figlia di Himmler, il suicidio del padre era stato un trauma. Anche da adulta, non smise mai di difenderlo, dicendo che “non era un mostro». Era arrivata a sostenere che non si fosse suicidato, ma che fosse stato ucciso dagli inglesi.
La carriera segreta
Crebbe con la madre Margaret a Gmünd. A pochi chilometri di distanza da lei, milioni di bambini venivano gasati, «Puppi» – così la chiamava Himmler – invece passava i Natali a casa Hitler e si esaltava per i successi del Reich. Con la fine della guerra, venne catturata e mandata in campo di concentramento in Germania, poi in Francia e Italia. Fu rilasciata nel novembre ’46. Sposò il giornalista di estrema destra Wulf-Dieter Burwitz, tra i nostalgici divenne la “Principessa nazista”. Per decenni fu membro della Stille Hilfe, l’organizzazione fondata nel ’51, che ha aiutato gli ex uomini delle SS a rifugiarsi all’estero. Così riuscì a salvarsi Klaus Barbie, “il boia di Lione”, comandante della Gestapo nella città francese, sfuggito a Norimberga e rifugiatosi in Bolivia al soldo dei servizi segreti americani (arrestato negli Anni 80). Con la regia di Gudrun si nascose pure Anton Mollath, capo delle SS nel campo di Theresienstadt, vissuto indisturbato in italia dal 1948 al 1988.
Gudrun Burwitz dal ’61 al ’63 lavorò anche per il Bundesnachrichtendiens (Bnd), l’agenzia di intelligence “esterna” della Repubblica Federale Tedesca. Sarebbe interessante sapere perché era diventata uno degli agenti segreti della Germania dell’Ovest. Ma queste risposte, con la sua morte, non arriveranno mai.
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