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 2018  giugno 30 Sabato calendario

Le mani di Josef che curano i piloti e calmavano Senna

Senna mise la sua vita nelle mani di Josef. Letteralmente: Leberer è il fisioterapista per antonomasia, l’uomo quasi cliché nella Formula 1. Austriaco, 59 anni, originario di Salisburgo, residente vicino Innsbruck, qui al Red Bull Ring di Spielberg respira aria di casa. Colline, verde, nuvole e mucche. Lavora alla Sauber dal ’ 97 e nel Circo dal 1988, più di 500 le gare seguite: «Invecchio, di corpi e anime ne ho visti tanti, ma continuo con la stessa gioia dei primi giorni. Mi inorgoglisce lavorare adesso col personale del team dove è tornata l’Alfa Romeo, un brand che è la storia del motorsport, che un poco è anche la mia». Come le più belle, inizia con un dramma: «Avevo sei anni, giocavo con un amico a fare il duello con un ramoscello di legno, mi ferii all’occhio destro. Mi è rimasta solo il 15 per cento di vista, ma è da questa mancanza che ho cercato di trarre vantaggio: ho imparato a osservare meglio le persone, sviluppando altre viste. Una volta dissi ad Ayrton mentre gli facevo un massaggio: respira e basta, non pensare alla discussione che hai avuto con Prost, lui mi rispose come facessi a sapere che stava pensando esattamente a quello. La sintonia e la fiducia sono fondamentali nel mio lavoro. Certo, sono stato facilitato nel costruirla con un pilota straordinario come Senna». Era il 1988, Rio de Janeiro, prima gara per Josef: «Fui spedito nel giro di due settimane in Brasile, non ebbi neanche il tempo di realizzare. Sono sempre stato un uomo di sport, da piccolo volevo fare il calciatore. Poi dopo l’incidente ho dovuto abbandonare il mio sogno. A vent’anni lavoravo in un hotel a cinque stelle a Vienna, ma lo sport continuava ad affascinarmi, soprattutto l’aspetto mentale. Entrai in contatto con Willi Dungl, il fisioterapista che ha riportato Niki Lauda in pista e ha seguito anche la tennista Steffi Graf, all’epoca era nella McLaren. Mi trascinò lui dentro la F1, facendomi convocare appunto a Rio, il boss Ron Dennis all’epoca ci teneva a investire non solo nella tecnologia delle auto ma anche sui piloti, creando figure che li seguissero a tutto tondo. E così è stato: io curo il corpo e la mente dei piloti, sono stato spesso la persona più vicina a ognuno di loro, letteralmente li tocco e “sento”, oltre che cucinare per loro». Moltissimi hanno apprezzato: dopo Senna e Prost, Raikkonen, Massa, Vettel, Kubica, Perez. «Uno diverso dall’altro: dietro al professionista, c’è l’essere umano. Il mio compito fondamentale è far trovare alla persona il giusto equilibrio tra talento, sforzo, disciplina. Ed essere molto flessibile con le esigenze di ciascuno. A Senna dicevo: non puoi sempre andare a 300 all’ora nella tua vita. Devi trovare un tuo ritmo e non disperdere troppe energie». Leberer ora segue tutto lo staff dell’Alfa Romeo Sauber, compresi i meccanici ai box: «Sono sottoposti anche loro a molti stress, il pit stop è diventato spesso decisivo e noi rispetto all’anno scorso siamo migliorati moltissimo. Il mio lavoro nella sostanza non è cambiato molto da quando ho iniziato, anche se la tecnologia e i mezzi a disposizione adesso sono molti e molto più avanzati, prima molto era basato sull’intuito e le sensazioni. I piloti vivono sempre una pressione molto alta, la differenza è che adesso sono molto più giovani. Come vedo Charles Leclerc? Benissimo».