la Repubblica, 30 giugno 2018
L’arte insidiosa del calcio di rigore
Quando inventarono il gioco, e pure le misure del campo, forse i padri fondatori inglesi intuirono che quelle 12 iarde tra il dischetto del rigore e la porta, che misura 8 piedi per 8 iarde, sarebbero diventate il più grande mistero senza fine, e bello, del calcio, altro che le donne di Gozzano. Sembra facile ma non lo è per niente. La massima punizione, certo. Pure per chi se la fa parare, o la spara in curva o sul palo, tradito dai nervi, dal piede infelice, dalla maglia fosforescente del portiere, dalla paura, dalla spensieratezza. È la seduta di autocoscienza più spietata che ci sia, e non risparmia nessuno, nemmeno i migliori. Anzi soprattutto loro, e ora che iniziano gli ottavi, prepariamoci. Nel 2014 ci sono state tre soluzioni ai rigori, una in semifinale, Argentina-Olanda. Nel 2010 due, compreso il celebre Uruguay-Ghana. Nel 2006 quattro volte, finale di Berlino inclusa. Qui in Russia Cristiano e Leo, i migliori, ne hanno già fallito uno a testa, e mica è la prima volta. Nella Liga ne hanno cannati 13 per uno, però ne hanno pure segnati un’ottantina. Ma non parlate a Messi di quell’errore in finale di Copa America 2016: vinse il Cile e Leo annunciò persino l’addio alla nazionale, seguì logico ripensamento. Anche Cristiano ne sbagliò uno in una finale, Champions 2008 a Mosca, poi il suo United vinse lo stesso, ma solo perché John Terry del Chelsea scivolò come un fesso mentre calciava quello della vittoria, perché capita anche quello, il ciuffo d’erba fatale, qualsiasi cosa affinché si infittisca l’aneddotica e si perpetui l’angoscia del tiro dalle 12 yarde. L’invenzione si sarebbe ritorta contro gli ideatori del gioco nella modernità, quando si resero conto che era proprio l’Inghilterra ad avere i maggiori problemi dal dischetto, come la storia recente di Mondiali ed Europei insegna. Così chiesero consiglio a svariate università, che produssero astruse e inapplicabili formule matematiche, e persino a Stephen Hawking, l’astrofisico, per capire come si fa a calciare il rigore perfetto. La risposta fu tutto sommato deludente, provenendo da simili neuroni: bisogna prendere una rincorsa di 5 passi, con un arco di 20-30 gradi, calciare di collo interno, e piazzare la palla a 50 centimetri (sorry, 19 pollici) dall’incrocio. Bella forza, professore. Ce lo dicevano anche gli allenatori da ragazzini, che bisogna tirare forte e teso nell’angolo, magari a mezz’altezza e a un palmo dal palo. Il problema è riuscirci mentre il mondo ti guarda, e il tuo errore può causare una catastrofe sportiva. Buoni rigori a tutti, quando capiterà.