La Stampa, 30 giugno 2018
Putin fa arrestare i Testimoni di Geova: «Sono estremisti»
Perquisizioni nel cuore della notte, arresti, lunghi interrogatori, sequestri di personal computer, cellulari e Bibbie. In Russia le azioni delle autorità nei confronti dei Testimoni di Geova hanno ormai i tratti inequivocabili della persecuzione. A denunciarlo sono gli attivisti di Human Rights Watch, che in un dettagliatissimo rapporto rivelano che almeno 18 fedeli del gruppo cristiano anti-trinitario sono finiti dietro le sbarre in attesa di giudizio per aver semplicemente professato la propria fede. Molti altri sono invece ai domiciliari o sottoposti a obbligo di dimora. L’accusa che gli viene rivolta è delle più gravi: essere parte di un’organizzazione estremista. Un reato per il quale rischiano fino a dieci anni di reclusione.
A dare il via a questa caccia alle streghe è stata una sentenza dell’aprile dello scorso anno che ha bollato come «estremista» l’organizzazione religiosa dei Testimoni di Geova, ne ha vietato l’attività in Russia e ha ordinato il sequestro dei suoi beni a favore dello Stato. Il tutto su richiesta del ministero della Giustizia, che ha accusato i Testimoni di Geova di «diffondere materiali stampati proibiti» che «incitano all’odio contro altri gruppi» nonché di «violare il diritto al godimento di assistenza medica universale», rifiutando le trasfusioni di sangue.
L’accanimento del governo viola palesemente la Costituzione russa, che garantisce la libertà di religione. E da quando è iniziata l’ondata di arresti, pare che circa 160 testimoni di Geova abbiano lasciato il Paese. Ma a far indignare i difensori dei diritti umani sono anche i soprusi ingiustificati compiuti dalla polizia russa, che in alcuni casi sarebbe arrivata a minacciare con le armi i fedeli del movimento noto per le prediche porta a porta e per il rifiuto del servizio militare. Human Rights Watch ha lanciato un appello: «Le autorità russe – afferma – devono rilasciare immediatamente coloro che sono in stato di arresto, far cadere le accuse e fermare la persecuzione dei Testimoni di Geova». È la stessa richiesta avanzata in una lettera aperta al governo da oltre 150 tra accademici, giornalisti e attivisti.
I Testimoni di Geova ripongono adesso tutte le loro speranze nella Corte europea dei diritti dell’Uomo, che già nel 2010 bocciò la decisione di una corte penale di Mosca di vietare le loro attività pubbliche nella capitale russa. Allora i giudici condannarono la Russia per aver violato il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione, nonché il diritto ad associarsi di una comunità che conta 175.000 fedeli. Ora ci sono tutte le premesse perché da Strasburgo arrivi di nuovo una sentenza simile.