La Stampa, 30 giugno 2018
La guerra delle crocerossine: «Ci trattano come majorette»
C’è una «guerra» nella Croce rossa. Lo scontro è tra i vertici ma è la base delle crocerossine che ha deciso di uscire allo scoperto acquistando una pagina di pubblicità su La Stampa. Le infermiere volontarie accusano il presidente Cri, Francesco Rocca, di aver violato le gerarchie e lo invitano a fare dietrofront. «Il presidente ci sta snaturando, vuole ridurci a semplici majorette per la festa della Repubblica, togliendoci i gradi e l’autonomia». Così scriveva un gruppo di «sorelle» – appellativo comune a tutte le infermiere volontarie – in un lungo messaggio inviato su whatsapp a molte delle 9 mila crocerossine operative sulle oltre 20 mila iscritte. L’accusa è durissima: «Abbiamo subito un forte disorientamento e visto minare e venir meno la fiducia reciproca verso la stessa organizzazione. Siamo profondamente deluse da quanto abbiamo assistito».
La svolta di Pinotti
Lo scontro inizia un anno fa. Durante il Consiglio dei ministri del 12 maggio 2017 l’allora titolare della Difesa Roberta Pinotti presenta un emendamento al decreto sul terzo settore. In quelle righe si chiede la «verifica annuale delle esigenze della Difesa e delle possibilità dei corpi ausiliari di Cri» e il controllo che i fondi dati dal Ministero alla Croce rossa siano utilizzati per le attività ausiliarie (le infermiere volontarie coadiuvano da sempre l’Esercito). Rocca si appella a Paolo Gentiloni e a Sergio Mattarella per «fermare l’emendamento» che a parere suo «sfilava» dalla Cri 5.000 crocerossine e 3.500 volontari del Corpo militare per passarli alle dipendenze della Difesa. Sta qui il cuore del problema: autonomia e fondi. Le crocerossine dicono: «Noi faremo parte sempre della Cri», ma tra loro e il presidente Rocca lo scontro non si placa: dalle nomine dei responsabili regionali fatte senza passare dai loro vertici alla cerimonia con il Presidente della Repubblica annullata pochi giorni prima. A detta delle crocerossine «affronti e vessazioni» tali da spingerle ad abbandonare il loro tradizionale contegno: «Ci sentiamo tradite, elogiate a parole e nelle immagini, ma nei fatti la realtà è un’altra».
La pubblicità sul giornale
Chi conosce questo corpo nato dall’élite nobile nel 1908, e ora composto da donne e ragazze di qualsiasi ceto sociale, può intuire il travaglio interno alla «base» che ha giurato fedeltà all’Esercito sotto il motto «Ama, conforta, salva, lavora». «Non sapevamo come fare arrivare il nostro messaggio a tutti, così abbiamo deciso per la pubblicità sul giornale. Non è stato facile, abbiamo una tradizione di obbedienza e riservatezza. Non vogliamo che compaiano nomi, siamo tutte uguali: sorelle anche nella protesta». L’ultimo scontro è stato sulla decisione di Rocca di rimuovere i distintivi che certificano il grado delle Sorelle. I gradi non sono come quelli dell’Esercito ma rimangono pur sempre un simbolo. Alle proteste il presidente Cri aveva risposto con un tweet beffardo: «Gli unici gradi che ci interessano sono quelli dello spritz». Con tanto di foto col bicchiere in mano.