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 2018  giugno 30 Sabato calendario

La Cina mette un tetto ai compensi delle star: «Così vinciamo la seduzione del dio denaro»

Nella perenne battaglia tra la storica anima comunista del governo cinese e l’impaziente propulsione capitalista della sua economia ecco una vittima imprevista: le superstar del cinema e delle prolifiche serie tv cinesi. Pechino ha infatti annunciato una direttiva che costringe le produzioni di lungometraggi e serie tv o web a un tetto sugli stipendi delle star. 
Cinque agenzie governative, comprese l’Agenzia delle entrate, l’Autorità che regola tv e cinema e il Dipartimento di Propaganda, hanno firmato congiuntamente la nuova regolamentazione: i compensi per attori e attrici non potranno superare il 40 per cento dei costi di produzioni, e i divi dello schermo non potranno ricevere più del 70 per cento del totale del budget dedicato al cast. È una decisione che ha più motivi. Il più lampante è metter freno ai pagamenti sottobanco tramite falsi contratti per frodare il fisco. Il mese scorso, Fan Bingbing, l’attrice più pagata dopo Jackie Chan che guadagna fino a 330 milioni di euro l’anno, è difatti stata accusata d’aver firmato uno di questi contratti soprannominati «yin-yang».
Inoltre c’è il bisogno di dare il buon esempio contro la seduzione del dio denaro. «Qual è il metodo più rapido per guadagnare 11 milioni in euro?»; è stata la domanda rivolta al famoso milionario Wang Janlin durante un recente talk-show. Una risposta, in Cina, è senz’altro: diventando un attore superpagato. Ad esempio, l’attrice Zhou Sun e l’attore Wallace Hou, nel film «L’amore regale di Ruyi» sono stati pagati 20 milioni di euro. Si parla del gruppo più pagato nel cinema cinese, attori spesso privi di sfumature recitative come Angelababy o Tong Dawei, i quali per una serie tv guadagnano fino a 5 milioni di euro, o 250 mila euro a puntata.
La pioggia di critiche
«I prezzi che chiedono questi attori e attrici sono da pazzi», ha commentato il critico cinematografico Mie Xiaohu. Anche un editoriale del Quotidiano del Popolo, di proprietà del Partito, ha criticato con durezza la scarsità di molto talento strapagato: «Alcune giovani star hanno la capacità recitativa di un emoji, e molti di loro vengono doppiati, hanno stuntmen in troppe scene e vengono aiutati dagli effetti di post-produzione, più che affidarsi alla vera performance». Ma come si è arrivati a questa situazione? Con l’iper-produzione e l’abnorme richiesta da parte di un mercato di serie tv e film che ha sestuplicato gli incassi in dieci anni. Nel 2015, in Cina sono state prodotte 733 serie tv, web-serie e reality show, per un totale di 21 mila 546 episodi: praticamente 59 episodi al giorno. Sono stati prodotti 686 lungometraggi: una media di quasi due film al giorno. Numeri in costante aumento.
Ma, a fronte di quest’incredibile volume di storie in immagini, non c’è stata una crescita proporzionale nel numero di star. Mancando nomi di richiamo, vi è maggiore richiesta per quelli su piazza. In un mercato in crescita, i prezzi salgono. Alle stelle. Il problema non è solo che le star guadagnino così tanto, ma che si sappia quanto incassano. Il presidente cinese Xi Jingpin in teoria guadagna 1500 euro al mese, circa 20 mila euro l’anno, poco più di uno stipendio medio che a Shanghai è di 1135 euro al mese, a Pechino 938 euro. Allora come fanno i suoi figli a studiare in costosissime scuole all’estero? Spesso tra i miliardari cinesi, che in quest’ultimo decennio hanno quadruplicato la loro ricchezza, si annoverano fortune gigantesche, ma sono opportunamente occultate in fondi all’estero, conti cifrati e stratagemmi simili per salvare la faccia e salvarsi dal fisco e dal Partito. I compensi stratosferici delle star, invece, come sottolinea la nuova direttiva del governo, incoraggiano apertamente i giovani «a seguire ciecamente le star, a inseguire il culto del denaro». Ma il 93 per cento dei cinesi interpellati da un sondaggio del Quotidiano dei Giovani Cinesi si sono dichiarati contrari agli stipendi troppo alti delle star e il 59,8 per cento si è detto a favore del nuovo tetto sui super-compensi.