Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  giugno 30 Sabato calendario

Il paradosso del talk italiano: giù gli ascolti se si parla di contenuti

Il talk show italiano, inteso come genere, affonda le sue radici in due terreni di coltura: lo scontro di opinioni (non d’idee) e i fenomeni da baraccone, secondo l’aurea definizione di P.T. Barnum. Non è difficile individuare i padri della patria: Maurizio Costanzo e Michele Santoro. Per questo la deriva populista che ultimamente ha invaso il genere (salvo rare eccezioni) è facilmente spiegabile.
Il paradosso del talk italiano (ma forse è così anche in altri Paesi) è proprio questo: se parli di contenuti, gli ascolti calano, se la butti in caciara, salgono. Facevo queste considerazioni seguendo «Stasera Italia» condotto da Giuseppe Brindisi e Veronica Gentili (una simpatica infatuazione professionale di Alessandro Milan). Sono sicuro che «Stasera Italia» sia la risposta di Rete4 al populismo di Paolo Del Debbio e di Maurizio Belpietro. Si cerca di affrontare i problemi in maniera pacata, di discutere fra persone che dovrebbero avere argomenti in proposito (niente piazza, per intenderci), di sentire due o più campane.
Una sera era presente l’ex ministro Graziano Delrio che ha avuto modo di spiegare il suo punto di vista sui migranti, un’altra sera c’erano Alan Friedman e Vittorio Feltri che discutevano ancora di taglio dei vitalizi, dei modi bruschi di Matteo Salvini, di migranti, di Europa. Sì, qualche coloritura necessaria alla discussione (Feltri: «Non abbiamo le risorse per salvare il mondo, smettiamo di rompere i …»), ma tutto all’interno di regole civili. Poi intervengono anche i soliti opinionisti (Antonio Padellaro, Alessandro Sallusti, Antonio Caprarica…) a staccare il loro gettone di presenzialismo.
Non scorre il sangue e gli ascolti non sono stratosferici. Ma una rete televisiva deve rinunciare alla propria linea editoriale e inseguire solo gli ascolti? Parliamone.