Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  giugno 30 Sabato calendario

La metamorfosi di Hugh Grant

L’assoluta mancanza di scrupoli di un politico molto potente, laureato a Oxford e socio dei club giusti, con la casa nel quartiere giusto e la moglie giusta, che ironizza con un amico banchiere sulla sua omosessualità nascosta: «Ho sempre pensato che gay volesse dire “felice”, e basta. E ho intenzione di essere molto felice». E, sorridendo, addenta una tartare di manzo nel ristorante di Westminster riservato ai membri del Parlamento. Più avanti, deciderà che l’amante ragazzino che minaccia di rivelare a tutti la sua omosessualità deve essere assassinato, e con impressionante sangue freddo ne organizzerà l’esecuzione. 
Impressiona che sia una storia vera – quella di Jeremy Thorpe, 1929-2014, leader del partito liberale inglese – e impressiona che nei panni del tentato omicida ci sia Hugh Grant. La metamorfosi dell’inglese romantico e sensibile e imbranato di Quattro matrimoni e un funerale e Notting Hill di tanti anni fa è completa nel serial A Very English Scandal che viene trasmesso in questi giorni negli Stati Uniti da Amazon e in autunno in Italia.
È un serial di quelli che gli inglesi sono straordinariamente bravi a realizzare: la ricostruzione dell’epoca (1965), il cast di attori di formazione teatrale (Ben Whishaw, Amleto mirabile degli ultimi anni nel West End è l’amante di Thorpe), la regia di Stephen Frears (My Beautiful Laundrette, Relazioni pericolose). 
Ora Grant ha 58 anni, lodevolmente ha rinunciato alla chirurgia estetica non mascherando le profonde rughe d’espressione che nel serial – tra gli abiti molto conservatori e il taglio di capelli – lo fanno sembrare ancora più vecchio di quanto sia in realtà, e ha fatto una scelta di vita che ha sorpreso tutti: dopo decenni da playboy, la lunga storia con Elizabeth Hurley finita nel 2000, i due figli con una donna con la quale non ha mai vissuto, Tinglan Hong, e i tre figli con la compagna svedese Anna Eberstein, Grant si è sposato.
Cerimonia segreta e dal numero ridottissimo di invitati in linea con l’assoluta privacy della quale si circonda da molti anni, «scottato» dallo scandalo per l’arresto dell’estate 1995 a Los Angeles, in auto in compagnia d’una prostituta. Non si conoscono neppure i nomi di due dei tre figli di Grant, e la notizia della terza nascita è stata data non da lui ma da Hurley, con la quale è rimasto in ottimi rapporti, durante un’intervista. 
Proprio nel corso del tour promozionale per A Very English Scandal Grant, che rilascia pochissime interviste e sempre malvolentieri, si è stranamente prestato a una discussione sulla sua vita privata al Today show del mattino sulla Nbc, raccontando la gioia provata per il matrimonio e il pentimento per non averlo fatto prima: «È stato molto carino, anche se a tutti il matrimonio pareva un’istituzione insensata le cose cambiano quando hai tre bambini… Avrei dovuto farlo prima, sono fortunato a avere una moglie fantastica. La amo molto. Abbiamo tre bambini (nati nel 2012, 2015 e 2018, ndr), viviamo insieme, eppure in aeroporto al controllo passaporti ci separavano. La famiglia Grant – io e i miei figli – da una parte e lei nell’altra fila insieme con le nostre tate. Non era bello, era una cosa sbagliata». 
Non che nell’intervista al Today show Grant non abbia rinunciato all’ironia tagliente: si è lamentato che sul suo monitor non era comparso lo spezzone di A Very English Scandal mandato in onda («L’ho sentito e basta, non l’ho visto: mi fido») e ha corretto freddamente la giornalista («Non ha detto che si tratta di una storia vera»). 
Gli spettatori italiani non dimenticano l’apparizione deprimente a Sanremo 2005, quel te con Bonolis nel quale un Grant di pessimo umore dimostrò la totale mancanza di voglia di partecipare al festival, ma è fatto così: attore straordinariamente bravo a mascherare una personalità più vicina, spiega chi lo conosce, al suo personaggio della serie di Bridget Jones, donnaiolo e abbastanza poco sensibile. Celebre la volta in cui, qualche anno fa, ospite a un programma tv vide una foto di Renée Zellweger post-chirurgia estetica e disse di non sapere chi fosse. Rivelando poi che tutti colleghi con i quali ha recitato non vogliono avere nulla a che fare con lui.