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 2018  giugno 30 Sabato calendario

Il suicidio di Bruno Binasco, il manager che fece il nome del Compagno G

L’uomo che fece il nome di Primo Greganti, il «compagno G», è scomparso ieri, affidando vita e destino a una corda appesa sotto al portico della sua casa di Tortona, dov’era tornato: Bruno Binasco, 73 anni, storico manager del gruppo Gavio, fu inghiottito e poi riemerso dagli anni di Mani Pulite, tra sei arresti e una fedina penale pulita da assoluzioni e prescrizioni. 
«Conclusa l’operazione, Greganti mi ringraziò a nome del partito e mi riconfermò che il Pds e il suo tesoriere, Stefanini, erano a mia disposizione nel caso io avessi avuto bisogno del loro aiuto per l’acquisizione di commesse all’estero», fece mettere a verbale Binasco nel settembre 1993, davanti all’allora pubblico ministero Antonio Di Pietro. 
Dalle parole dell’uomo, all’epoca direttore generale dell’Itinera, si arriverà alla valigetta «da un miliardo di lire» di Greganti, al suo arresto, e ai carabinieri che perquisiscono la storica sede del Pds, in via Botteghe Oscure. 
Da quattro anni, Binasco era presidente della Acerbi Industrial Vehicles srl, che produce rimorchi. Dicevano che l’azienda – in grave crisi – fosse ripartita pure grazie a lui, ma chi lo conosceva racconta che alla base dei suicidio ci sarebbero proprio problemi finanziari. Cui però non ha accennato nel bigliettino in cui chiede alla famiglia, e al figlio Filippo, scusa per il gesto. 
Nel 2013, Binasco aveva rilevato il 90 per cento di News Srl, società editrice dello storico settimanale locale Panorama di Tortona, per il quale da giovane aveva raccolto la pubblicità. 
Un anno fa, invece, con una cordata di altri amici e imprenditori, aveva rifondato il Derthona, la squadra di calcio cittadina che era fallita e che aveva così potuto ripartire dalla serie D. 
A trovarlo, e a dare l’allarme a 118 e carabinieri, è stata la seconda moglie. Arrivati sul posto, i sanitari non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. 
«Era una figura che andava al di là del manager e del socio, era diventato un amico di famiglia», diceva ieri l’imprenditore Claudio Acerbi. 
La sua entrata in società era stata sollecitata dai sindacati per garantire un futuro ai dipendenti e Binasco aveva detto sì.