Corriere della Sera, 30 giugno 2018
All’armi (Gramellini contro le armi e contro Salvini)
Avete letto di quell’ingegnere informatico americano che, ritenendosi diffamato da un articolo di giornale, ha preso il fucile di caccia e ha fatto secca mezza redazione? Ora, lo spiccio Capitan Salvini sostiene che detenere un’arma per uso domestico non agevola i suicidi: uno può sempre buttarsi dal balcone e non è mica possibile chiudere tutti i balconi d’Italia. Ha ragione il Cap: si fa già fatica coi porti. Alla sua raffinata analisi manca però un elemento non secondario, che la vicenda americana ripropone in tutta la sua evidenza: esiste sempre la possibilità che chi possiede un’arma, anziché contro se stesso, la punti contro di noi.
Attenzione, qui nessuno intende prendere sottogamba le paure dei cittadini. Ammettiamo dunque che, in un mondo finalmente salvinizzato, la legge consenta di rispondere ad alzo zero a qualsiasi attacco alla proprietà privata (si potrebbe inserire nella casistica il vicino di casa finto sordo e cafone vero che, spalancate le finestre, alza il volume della tv?). Ma non di sola legittima difesa vive l’uomo. Ci sono tipi ipersensibili che hanno una concezione sacrale della propria dignità e danno di matto per un’offesa ricevuta, un’ingiustizia subita, una precedenza all’incrocio non rispettata. Se mettiamo una pistola in mano a tutti i pistola del circondario, non si corre il rischio di finire come in America? Ormai da lì abbiamo importato qualsiasi cosa, persino gli uragani. Almeno le armi, forse, ce le potremmo risparmiare.