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 2018  giugno 30 Sabato calendario

«Pompei e Venezia, così il turismo non paga». Intervista al filosofo Corrado Del Bò

È tra le mete più visitate in Italia, in una regione, la Campania su cui sono passati 18,8 milioni di persone provenienti da tutto il mondo. Pompei, uno dei siti archeologici più importanti e più tristemente noti alle cronache del nostro paese, continua a mantenere anche un altro primato. Proprio quest’ossimoro tra attrazioni e danni. Da un lato, ieri, la scoperta della testa dell’uomo zoppo che cercando di mettersi in salvo dalla lava e dai lapilli era stato “eternamente fissato” mentre guardando il Vesuvio, veniva schiacciato da un masso di trecento chili. Ma la testa, no. La testa ora ci racconta che zoppicando a bocca aperta, è finito più atrocemente: riempito dalla bocca proprio dalla lava e i lapilli da cui cercava scampo. Straordinaria prova di ricerca archeologica. Dall’altro, il direttore del Museo di Pompei, Massimo Osanna, che, stanco di dover raccogliere reperti deteriorati dal tempo o staccati dai turisti e per difendere entrambi dagli attacchi terroristici mette in campo la proposta di dotare il sito di metal detector e guardie armate. “È un po’ come pensare di raddoppiare la sorveglianza per dare l’impressione che le strade siano più sicure. Non si può mettere un agente a guardia di ogni cittadino. È una proposta inattuabile”. Corrado Del Bò insegna Etica del Turismo e sul tema dei viaggi di massa ha scritto per Carocci editore Etica del turismo. Responsabilità, sostenibilità, equità.
Professore, non è a rischio solo Pompei. Come è vigilato il turismo in Italia?
Pensare a un controllo pervasivo è sostanzialmente impossibile soprattutto quando riguarda spazi aperti. Dovresti avere un sorvegliante a persona e non è possibile né per i costi né per l’organizzazione. Meglio presupporre una ragionevolezza di fondo dei visitatori. Anche nel caso del turista americano che ha fatto crollare la colonna di Pompei, pare che ci fosse colpa, ma non dolo.
Ma è anche una questione di numeri. 
In linea generale quante più persone passano in un luogo, tante più probabilità ci sono che qualcuno di loro provochi dei danni. Ma è vero che l’atteggiamento del turista, soprattutto quello di massa è: sono in vacanza, non mi rompete le scatole con le regole.
Quanti danni provoca la massa al patrimonio?
Quello che ci colpisce è un danno puntuale. Ma forse bisogna iniziare a riflettere sui danni del turismo in quanto turismo. Il saldo non sempre è positivo. Questo è il punto
Un esempio?
Una ricerca su Bologna in quanto città turistica ha scoperto che l’arrivo della massa ha fatto alzare i prezzi degli affitti, aumentando la concorrenza con le case destinate agli abitanti locali, che si sono dovuti spostare in periferia. Ed è solo una delle città in cui questo accade. È successo a Dos Santos (Gran Canaria) già decine di anni fa con l’arrivo dei pensionati svedesi.
Che succede in questi casi?
Si verifica una vera e propria sostituzione di una comunità con una ‘non comunità’.

Cosa pensa dell’esperimento dei tornelli a Venezia? 
Non si possono inserire le barriere e poi far arrivare le grandi navi. Sembra più un’operazione cosmetica, perché chi arriva in nave deve poi passare per i tornelli. Una qualche forma di regolamentazione ci vuole, ma dipende da come si concretizza.
Per quanto riguarda gli scavi, come si fa? 
Bisogna trovare un equilibrio per contemperare le esigenze degli archeologi con l’attività turistica. Quest’ultima non deve pregiudicare lo scavo. Da professore tendo a pensare a privilegiare gli scavi rispetto al turismo. In astratto è una scelta molto facile, in concreto le due cose confliggono.
Nel caso dei Musei Vaticani? 
La Cappella Sistina è l’esempio di un luogo chiuso dove si potrebbe regolamentare l’accesso e non lo si fa. Mentre al Cenacolo Vinciano sì. Il punto che si fa fatica a capire che un limite negli accessi contemporanei, quindi un differimento dei flussi va a vantaggio del visitatore. Non si può visitare l’opera di Michelangelo con le maschere che battono le mani urlando silent please.
Il bilancio tra il guadagno per il turismo e i danni che questo provoca qual è?
Non so se ci siano dei numeri reali al riguardo. Ma esiste la prospettiva per cui il turismo è necessariamente a saldo positivo. Magari è vero. Ma dobbiamo anche considerare le esternalità negative. Ad Amsterdam si sono posti il problema, valutando anche l’aumento delle spese per la sicurezza e quelle sanitarie, ad esempio. Non voglio essere apocalittico, il turismo è una bella cosa. Ma se dobbiamo fare un bilancio va fatto più ad ampio spettro.