Il Messaggero, 30 giugno 2018
Camere ferme: due decreti in tre mesi
La fatidica campanella dovrebbe suonare il 9 agosto. E pare che il presidente della Camera, Roberto Fico, sia intenzionato a chiudere Montecitorio soltanto per un paio di settimane. Una cosa, però, è certa: mai prima i parlamentari hanno dovuto sudare così poco per arrivare alla pausa estiva.
PARADOSSI
Paradossi dell’avvio di questo governo giallo-verde, che pure ha nella lotta anti-casta e anti-privilegi uno dei suoi vessilli. I numeri parlano da soli.
Il Parlamento compie giusto 100 giorni. Dal 23 marzo – data dell’insediamento – fino al 27 giugno, l’assemblea di Montecitorio si è riunita 20 volte, per un totale di circa 52 ore. Né si può dire che i deputati siano pronti allo sprint visto che la prossima settimana si terrà una sola seduta, giovedì, per lo svolgimento di interrogazioni. Insomma, ci si rivede direttamente il 9. Il lavoro non è stato certo più intenso in Senato, che si è riunito 16 volte, anche in questo caso per circa 52 ore. In pratica, un totale di poco più di 104 ore. Ma soprattutto, cosa è stato fatto?
OK DEFINITIVO
I provvedimenti che hanno avuto il via libera definitivo sono soltanto due, si tratta di decreti del governo Gentiloni, uno su Alitalia e l’altro sull’Autorità per l’energia. Montecitorio ha inoltre approvato in prima lettura il decreto sulle crisi aziendali, mentre a palazzo Madama ci si è occupati della ricostruzione post terremoto. D’altra parte, va detto, dei due decreti emanati in sette consigli dei ministri del governo Conte, nessuno è stato ancora esaminato. Come è stato impiegato allora il del tempo dai neo eletti?
Alla Camera, escludendo quella per la scelta del presidente, ben 5 sedute sono state dedicate al completamento dell’ufficio di presidenza, che si è modificato nel corso dei mesi per l’approdo al governo di vice, questori e segretari. Per il resto, ci sono state informative, oltre a una seduta per le comunicazioni di Conte sul Consiglio Europeo. Tra le votazioni effettuate, quella sul Def e, ovviamente, sulla fiducia all’attuale governo. Situazione non dissimile in Senato. Il monte ore sale se si considerano le 3 sedute comuni per la nomina di un giudice della Corte costituzionale e di due del Csm. Tuttavia non si è trattato di un tempo impiegato in modo molto produttivo visto che tutte si sono concluse con una sequela di schede bianche e conseguenti fumate nere. Praticamente ferma è invece l’attività delle commissioni permanenti: costituitesi il 21 giugno, si sono riunite in forma plenaria esclusivamente in quell’occasione per l’elezione degli uffici di presidenza.
LE BICAMERALI
All’appello, inoltre, manca ancora la formazione delle commissioni speciali e di quelle bicamerali, ovvero Vigilanza Rai e Copasir. Il presidente Roberto Fico ha però indicato ai capigruppo la data del 3 luglio come deadline per indicare i nomi di chi ne farà parte. Non si può parlare certo di stakanovisti, ma c’è anche qualcuno che ha lavorato più degli altri. Sono i componenti delle commissioni speciali, quelle create a inizio legislatura per supplire all’assenza delle permanenti. Quella della Camera, istituita il 26 marzo si è riunita 20 volte, lavorando per circa 50 ore, di cui 30 in seduta congiunta con l’omologa del Senato. La lunga gestazione del governo, nato tre mesi dopo le elezioni del 4 marzo, di certo ha influito sulla (in)attività dei due rami del Parlamento.
IL CONFRONTO
Ma, anche nel confronto con i primi tre mesi della precedente legislatura ci si accorge che la vacanza lavorativa è del tutto eccezionale. Nel 2013 le Camere si insediarono il 15 marzo e il governo nacque con fatica, ma certamente in tempi meno biblici, il 28 aprile.
Fino al 21 giugno 2013, Camera e Senato diedero il via libera definitivo alla conversione di quattro decreti. Ma le approvazioni salgono a 13 se si considerano anche i provvedimenti che hanno ottenuto il disco verde da un solo ramo del Parlamento: tra questi, anche un decreto presentato dal governo Letta il 21 maggio, la ratifica della convenzione del Consiglio d’Europa contro la violenza sulle donne e l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia.