Libero, 29 giugno 2018
Alla Camera lavorano 1 giorno su 6
Il rollio dei trolley in fuga dal guardaroba verso l’uscita era il rumore tipico del venerdì. Ora, a Montecitorio, i deputati si dicono buongiorno il martedì mattina e si salutano il mercoledì pomeriggio. La prima grande riforma introdotta da Roberto Fico non è il taglio ai vitalizi. Ma la settimana cortissima. Telelavoro? Macché: zero lavoro e tanta tele. La maggioranza gialloverde è un fenomeno mediatico, non legislativo. Se spegni lo schermo, puff, sparisce. Nei primi quattro mesi della legislatura la Camera si è riunita 21 volte. In media una seduta ogni sei giorni. Ha approvato tre decreti legge, tutti varati dal governo Gentiloni. E due di questi aspettano ancora il varo definitivo del Senato. È vero: le Commissioni sono state appena insediate. Ma pure lì non si stanno ammazzando di fatica. Al momento ai Parlamentini non risultano ancora assegnate proposte di legge. I cassetti traboccano: ce ne sono 1261 depositate. Ma nessuna di essa ha il sigillo dei leader. Le uniche proposte coerenti con il contratto di governo saranno quelle che usciranno dal consiglio dei ministri. E allora campa cavallo. In quasi un mese il gabinetto si è riunito sette volte e ha approvato due decreti: il primo riguarda la sospensione dei processi penali in corso a Bari, a causa dell’inagibilità del Tribunale (che, guarda caso, sospende la prescrizione di uno dei processi di Silvio Berlusconi); il secondo è una proroga del termine di entrata in vigore degli obblighi di fatturazione elettronica per le cessioni di carburante. Utilissimo per una maggioranza che parte lenta come un diesel. Non sapendo cosa fare, a Montecitorio hanno deciso di prendersi un’altra settimana di ferie. Si ricomincia a lavorare il 9 luglio. Quando l’assemblea si occuperà dell’istituzione delle Commissioni Antimafia e Rifiuti. Poi di nuovo al lavoro il 16 luglio, quando approderà il decreto sul sisma del Centro italia (sempre opera del governo Gentiloni) e infine il 23, per esaminare il bilancio interno della Camera. Nel frattempo la speranza è che l’esecutivo si dia una mossa. In cantiere c’è il decreto «dignità» e quello sulla bonifica della Terra dei fuochi. Altrimenti il percorso netto tra il fancazzismo di inizio legislatura e le ferie estive potrebbe diventare una realtà. Non proprio un vanto per il presidente Fico. Che ci ha tenuto tanto a sottolineare il risparmio di 40 milioni di euro ottenuto con il taglio dei vitalizi. Ma nulla dice sui circa 300 milioni di euro buttati in questo avvio di legislatura. Perché tanto è costato tenere la Camera dei deputati aperta e inoperosa. Intanto incombono le scadenze. C’è il consiglio d’amministrazione Rai che è spirato e che deve essere rinnovato. Al Parlamento tocca la nomina di quattro membri del cda. Le votazioni dovrebbero tenersi l’11 luglio. Ci sono poi le commissioni di garanzia da assegnare alle opposizioni. Entro il 3 luglio, i gruppi parlamentari dovranno presentare l’elenco dei propri componenti. Poi si procederà al voto dei presidenti. La Vigilanza Rai toccherà con ogni probabilità a Forza Italia. Mentre per il Copasir, il Comitato di controllo sui servizi segreti, è in corso un derby tra Partito democratico e Fratelli d’Italia. I dem accusano la destra di non essere davvero opposizione, essendosi astenuta sul voto di fiducia al governo. E rivendicano la presidenza per Lorenzo Guerini. Giorgia Meloni su quella poltrona vorrebbe vederci seduto Edmondo Cirielli. Che lascerebbe l’incarico di Questore della Camera a un esponente della Lega.