la Repubblica, 29 giugno 2018
Sempre meglio i cartellini che andare alla monetina
Si temeva di peggio. Per saperne di più su belgi e inglesi converrà aspettare la prossima partita, perché ieri i due ct hanno mandato in campo all’inizio sette non titolari per parte. Conveniva di più perdere o vincere? All’ultima partita e già con la qualificazione in tasca, si poteva scegliere. Essere primi del girone e affrontare il Giappone con vista sul Brasile oppure piazzarsi secondi, affrontare la Colombia e poi una sfida abbastanza comoda con la vincente di Svezia-Svizzera? Secondo il ct dei belgi, il calcio punisce chi fa troppi calcoli. Per quel che serve, concordo. Vista una partita non all’ultimo sangue, ma era folle immaginarla.
Dare un po’ di tregua ai titolari e sperare che le riserve siano abbastanza motivate è una scelta logica. Alla fine del primo tempo, nel dubbio, il pubblico fischia. Ma ha torto.
Il Belgio-2 è meglio dell’Inghilterra-2, che lascia in panchina Kane, il goleador, e sotto porta è pericolosa solo sui calci piazzati. I suoi esterni d’attacco mostrano bella corsa ma anche tanto fumo. A sua volta senza argenteria (De Bruyne, Hazard, Lukaku, Mertens) il Belgio è più squadra e ha più voglia di vincere. Ci riesce con un gran gol di Januzaj, alla Del Piero ma dall’altro lato e con l’altro piede (il sinistro, da destra). Rashford fallisce l’1-1, i 10’ finali sono un monologo dei rossi. L’Inghilterra è come sparita, ma non importa. È una sconfitta indolore.
L’eliminazione più difficile da accettare è quella del Senegal, a lungo primo nel girone. Ci sarebbe da discutere, ma solo un poco, sul ricorso ai cartellini gialli per decidere il dentro o fuori, ma sono sempre meglio del testa o croce di una moneta lanciata in aria.
Molto prudente, o stanca, la Colombia nel primo tempo, in cui perde per infortunio James Rodriguez. Al suo posto Muriel, che si fa notare per un ciuffo color carota.
Chissà se da qualche parte nel mondo un hairstylist scrive un pezzo sulle ultime creazioni. Se sì, tanto di capello. Il Senegal è più generoso, ma con una colpa: appena arriva la notizia dell’1-0 polacco s’intimorisce e pensa solo a difendersi, e così un’inzuccata di Mina lo condanna. Ma non solo: al Senegal non ne va bene una.
L’arbitro prima gli concede poi, visto il Var, gli nega un rigore per fallo in area di Davinson Sanchez che per me c’era: prima colpisce la gamba, poi il pallone. Poteva essere un’altra partita, con la Colombia costretta a inseguire. Infine, Lewandowski fallisce un comodo 2-0 che avrebbe condannato il Giappone e promosso il Senegal.