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 2018  giugno 29 Venerdì calendario

Cumberbatch, il povero ricco ossessionato dall’infanzia

su Sky Atlantic a partire da lunedì 9 luglio alle 21.15.

Lo squillo di un vecchio telefono (Londra 1982), una voce lontana che squittisce l’annuncio di una morte; e Patrick risponde a borbottii, in mano una siringa, poi si accascia sul pavimento del bagno, la bella camicia a righe bianche e azzurre sporca di sangue. Il suo volto appiattito dalla droga a poco a poco si anima di una specie di gioia vittoriosa; il morto è suo padre e l’evento non è un lutto ma una liberazione, la cancellazione di un passato che lo perseguita quotidianamente, forse l’inizio di una vita nuova, normale, senza angosce, e droghe e alcol e allucinazioni e tentati suicidi e delirium tremens.

Così inizia, come uno schiaffo, la miniserie Patrick Melrose, cinque puntate di un’ora tratte dagli altrettanti romanzi in cui Edward St Aubyn racconta la vita privilegiata e disperata di Patrick Melrose, cioè la sua: che è diventata scrittura «non come cura, ma perché con la psicanalisi lui è riuscito a curarsi» dice lo psicanalista Vittorio Lingiardi. Anche nella miniserie, come nei romanzi, «ci sono scene che uno psicoterapeuta riconosce come tipiche descrizioni dell’esperienza traumatica. Per esempio quando durante l’abuso si rifugia nella dissociazione e diventa il geco vicino alla finestra che si salva fuggendo».
Patrick ragazzo e poi uomo è il molto apprezzato Benedict Cumberbatch, bravo a ondeggiare ubriaco e a cadere per terra drogato, ma anche a baciare adultere che in un baleno si tolgono le mutande e a frequentare quella british upper class, a cui anche St Aubyn appartiene risalendo la sua famiglia alla conquista normanna. Il regista è Edward Berger, l’autore è David Nicholls, che dopo aver fatto piangere il mondo con il suo romanzo (poi film) One day ha trascorso cinque anni infernali per chiudere un migliaio di pagine in cui il lettore si perde appassionatamente tra dolore, ironia e bella scrittura, in cinque ore di spettacolo di massimo fascino ma anche sconvolgenti, così cariche di fragilità umana, di solitudine, di disperazione, di assunzione compulsiva di droga. Non si sa quindi qui da noi quale sarà la reazione mettiamo del ministero della famiglia (ammesso che abbiano tempo di guardarlo): se positiva, perché vedere cinque ore di uno che si buca e che soffre e che sragiona e che se si disintossica con immane fatica poi ci ricasca, potrebbe spingere il giovane pericolante alla sola acqua del rubinetto e alle punturine di botulino e alle sniffate di tartufo; o negativa, perché in fondo quel drogato se la spassa pieno di soldi, non perde tempo a lavorare e non c’è bella donna che non ci stia.
La prima puntata corrisponde al secondo romanzo Cattive notizie in cui il giovane Patrick, con l’urna delle ceneri dell’odiato padre, vaga tra il lussuoso albergo e i bassifondi di New York per procurarsi droga da ceffi tremendi; e Cumberbatch, 42 anni, lisciato da ventenne e poi gonfiato da cinquantenne nell’ultima puntata, è tutto un vomitare, tremare, svenire, barcollare, balbettare, canticchiare, una performance che fa venire l’affanno allo spettatore del tipo pacifico ma che a lui deve aver dato molta soddisfazione: infatti tutti lo lodano.La seconda puntata è il primo romanzo, Non importa, dominato dalla bellezza di un paesaggio mediterraneo, dalla crudeltà del vecchio padre David (Hugo Weaving, molto ghignante) pianista appassionato sempre in vestaglia, che tortura e violenta il figlioletto Patrick (il padre di St Aubyn lo violentò dai 5 agli 8 anni, quando il piccolo eroe martoriato riuscì a dire no) e una madre (Jennifer Jason Leigh alla fine orribile vecchia pazza sedotta dalla New Age).
Dovunque sia e con qualsiasi droga Patrick stia ondeggiando, ritornano le immagini della sua infanzia, sempre più crudeli. E per la prima volta, è il novembre del 1990, nel terzo episodio, Speranza, in un momento di recupero, durante una festa sontuosa e vacua, Patrick, con sospiri strappacuore racconta a un amico (di cui ha appena scopato la compagna) il suo incubo.
Tra gli invitati di prima scelta c’è la principessa Margaret, che sia St Aubyn che Nicholls descrivono invecchiata, rigida, sciocca e odiosa, corteggiata e disprezzata da tutti, dal suo stesso mondo vecchio e inutile che soprattutto nella serie cartacea dei Melrose è descritto in modo spietato e perciò divertente.
I bambini che occupano la serie, non solo il piccolo Patrick, ma anche il suo bellissimo ricciuto figlio di cui vorrebbe essere un buon padre senza riuscirci, e un’aristocratica piccina, sono visti nella loro innocenza tradita da genitori incapaci e troppo presi dai loro amanti tradimenti ricevimenti.
Nicholls ha un po’ edulcorato la ferocia con cui i romanzi descrivono le donne: avide, sporcaccione, vanesie, sprezzanti, fragili, incapaci di accadimento. Che le #Metoo facciano finta di niente.