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 2018  giugno 29 Venerdì calendario

La lunga farsa dei due senatori per un seggio

Una poltrona per due pagata il doppio. Non siamo nel celebre film con Eddie Murphy e Dan Aykroyd, ma a Palazzo Madama. Dove un errore rischia di costare oltre 100 mila euro. Per la mancata elezione di un senatore e l’erronea elezione di un altro. Accade tutto il giorno delle elezioni politiche, il 4 marzo scorso.
Siamo in Puglia e, secondo i risultati della quota proporzionale, a Forza Italia spetta un seggio nel collegio Puglia 1 e due seggi in Puglia 2, dove viene rieletto il senatore uscente Michele Boccardi. Succede però che due giorni prima dell’insediamento dei nuovi parlamentari (avvenuto il 23 marzo), la Corte d’Appello di Bari, a seguito di un errore materiale, ribalta il risultato: due seggi di Forza Italia vengono assegnati in Puglia 1 e un solo seggio in Puglia 2. Così l’eletto non risulta più Boccardi, ma la forzista Anna Carmela Minuto, responsabile aziendale di Molfetta. “C’è stato un errore materiale di trascrizione che ha provocato un calcolo sbagliato sui resti del proporzionale. Così abbiamo presentato ricorso alla Corte d’Appello di Bari, ma ora tutto è in mano alla giunta delle elezioni di Palazzo Madama. Che però ancora non c’è”, spiega l’ex senatore Boccardi.
Qui, infatti, casca l’asino, perché a verificare l’errore e a decidere la decadenza della senatrice Minuto, a causa del regime di autodichia del Parlamento, deve essere la giunta delle elezioni e delle immunità del Senato. Che però ancora non è stata costituita. Forse vedrà la luce la prossima settimana, insieme a Vigilanza Rai e Copasir, ma non è certo. Il problema, però, è che lo Stato rischia di pagare due volte per lo stesso seggio senatoriale. Se l’elezione della Minuto (che ieri il Fatto ha tentato di rintracciare, senza successo) verrà considerata illegittima, con conseguente decadenza (che deve essere votata in Aula) e subentro di Boccardi, a quest’ultimo saranno riconosciuti economicamente i mesi in cui sarebbe dovuto essere senatore. Insomma: prenderà gli stipendi arretrati. Che a Palazzo Madama ammontano a 14.330 euro mensili. Al contempo quei soldi non saranno chiesti indietro alla Minuto, che li sta percependo da senatrice formalmente eletta. E dato che la questione, tra l’incardinamento della pratica e il voto, difficilmente si risolverà prima di settembre, saranno 7 mesi di stipendio doppi per un totale di 100 mila e 310 euro a senatore. E, in caso di decadenza, all’attuale senatrice sarà devoluto pure il Tfr. Se poi si andasse oltre settembre, il denaro sprecato aumenterebbe.
Una questione che si sarebbe potuta risolvere velocemente se si fosse costituita subito la giunta. “Da una parte si tagliano i vitalizi, dall’altro si spreca denaro pubblico per l’inerzia del Parlamento. La giunta per le elezioni è un organismo di garanzia che andrebbe costituito immediatamente, senza entrare nella partita di giro del potere”, osserva Luigi Pellegrino, avvocato di Boccardi. “Ho anche scritto alla presidente Alberti Casellati per sollecitare la costituzione della giunta, senza risposta”, aggiunge l’avvocato.
Secondo cui nella vicenda ci sarebbero gli estremi per agire per danno erariale da parte della procura della Corte dei Conti: sia nei confronti della Corte d’Appello di Bari, dove si è verificato l’errore, sia verso chi al “mero abbaglio” ancora non ha posto rimedio, ovvero il Senato e la sua presidenza. Insomma, potrebbe andarci di mezzo la stessa Casellati, che potrebbe essere chiamata a rendere conto del ritardo sulla costituzione della giunta delle elezioni di Palazzo Madama.