La Stampa, 29 giugno 2018
Verstappen: «Non temo nessuno. E chi mi accusa spesso è scorretto»
Dopo il Gran Premio del Canada, Max Verstappen ha minacciato di prendere a testate chi gli chiederà ancora dei suoi incidenti. “Devo indossare un casco per l’intervista?”, domando. «Se sarà gentile con me non ce ne sarà bisogno». Sorride. È l’unica volta che lo farà nei 15 minuti di chiacchierata al secondo piano dell’hospitality Red Bull. È come se questo ragazzo entrasse in un abitacolo invisibile e abbassasse una visiera virtuale per concentrarsi e proteggersi allo stesso tempo.
Le hanno fatto male più gli incidenti o le critiche?
«Chi mi accusa non sempre è corretto. La gente sembra avere la memoria corta. Non devono definirmi un dio se vinco una gara, ma neppure demolirmi in un momento critico. Non ammetterò che mi dicano in faccia certe cose».
Qualcosa in particolare l’ha ferita?
«Non mi è piaciuto leggere certe critiche sui social».
Come valuta la sua stagione?
«Alcuni Gp non sono andati secondo le aspettative, comunque sono stato sempre veloce e questo è l’aspetto che conta di più. Devo trovare continuità di risultati».
L’obiettivo di quest’anno e le speranze per il 2019?
«Ora penso a fare qualche altro podio e magari una vittoria. Il circuito qui in Austria non è l’ideale per la nostra macchina, ma cercherò di sfruttare le circostanze favorevoli, come è successo in Francia. Per la prossima stagione vedremo: spero di avere una monoposto vincente e di giocarmi il titolo mondiale. Parliamone da marzo in poi».
Facciamo un pronostico per il campionato: Vettel o Hamilton?
«Non voglio sottrarmi, però è davvero difficile: gli equilibri cambiano di gara in gara».
Qual è il pilota più difficile da sorpassare?
«Dipende dalla macchina».
E quello più difficile da tenere dietro?
«Non temo nessuno in particolare».
Sono italiano, quindi la domanda è d’obbligo: si immagina di correre un giorno su una Ferrari?
«Ho solo 20 anni, tutto può succedere. Adesso sono sotto contratto con Red Bull e mi trovo benissimo».
Lei una volta disse: “Non cercate di caricarmi, io guido sempre al massimo”.
«È vero, a livello mentale sono sempre lo stesso. Poi, certo, ognuno deve cercare di migliorarsi di continuo, ma la personalità non cambia».
In che cosa consiste la preparazione di un pilota visto che i test sono ridotti al minimo?
«In gennaio e febbraio si insiste sull’allenamento fisico, senza esagerare perché non devo diventare pesante come un culturista. Durante il campionato lavoro molto al simulatore del team e mi esercito sul mio a casa».
Ci gioca anche con gli amici?
«A volte sì».
Chi vince?
«Io, ci mancherebbe: è il mio lavoro».
C’è una gara che ricorda più volentieri?
«Malesia e Messico 2017, poi l’ultima Montecarlo. E naturalmente Brasile 2016, con la pioggia».
Qual è la tecnica sul bagnato? Lei sceglieva traiettorie differenti rispetto ai suoi colleghi.
«Mi diverto sempre a guidare con l’acqua. Per andare più forte devi inventarti qualcosa di diverso».
Il passaggio dal motore Renault a quello Honda?
«È una sfida interessante, spero che sia la decisione giusta, anche se è presto per dirlo. Hanno fatto molti progressi. Sono ottimista».
Cosa le piace del suo lavoro?
«Guidare e vincere. Soprattutto vincere».
E che cosa detesta?
«Perdere, anche se immagino di non essere il solo a pensarla così».
Il suo pilota preferito?
«Non ho idoli. Ho un grande rispetto per mio padre (Jos, pilota di F1 tra il 1994 e il 2003, due podi, ndr)».
Preferisce il pilota riservato alla Vettel o la pop star tipo Hamilton?
«Sono due modalità da rispettare. Felici loro, felici tutti».
Com’è cambiata la sua vita dopo la fama e il successo?
«All’improvviso nel paddock scopri un sacco di amici. Falsi amici. Per fortuna li so distinguere da quelli veri».
Se ci fossero 20 Verstappen non crede che la mancanza di sorpassi sarebbe risolta?
«Il problema sono le monoposto attuali, velocissime in curva e con un grande carico aerodinamico: è difficile avvicinarsi e restare in scia».
Soluzioni?
«Le macchine del 2016 erano più divertenti. Cerchiamo di recuperarne i pregi e ci divertiremo tutti di più».