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 2018  giugno 29 Venerdì calendario

Ferrara è pronto a voltare pagina: voci su un nuovo giornale

«Eventualmente, tu che faresti?». Cioè metti caso che l’editore del «Foglio», Valter Mainetti, decida di licenziare in tronco il direttore Claudio Cerasa per le sue ostinate critiche al governo grillo-leghista, e immaginiamo che a quel punto il fondatore Giuliano Ferrara decida (siamo sempre sul terreno delle suggestioni) di dare vita a un nuovo quotidiano altrettanto sofisticato, elegante e fuori dal coro di quello cui diede il soffio vitale 22 anni fa, però con una diversa denominazione ispirata alla resistenza democratica anti-fascista del Partito d’Azione, e per esempio chiamasse quel nuovo giornale «L’Italia Libera», gran bel nome: ecco, in quell’ipotesi molto estrema e del tutto improbabile «tu resteresti nella vecchia casa occupata dai populisti, oppure metteresti lo zaino in spalla per seguire sulle montagne l’Elefantino?».
È la domanda che i collaboratori storici del «Foglio» si rimpallano da due settimane, cioè da quando Mainetti ha reso pubblico il dissenso dalla linea del «suo» giornale con una lettera (pubblicata da Cerasa in prima pagina sotto l’impertinente titolo «La Voce del Padrone»), rincarando poi le critiche con un’intervista a «La Verità» di Maurizio Belpietro. Dopodiché, ne va preso atto, la tensione si è un po’ stemperata; anzi si narra di una cena in cui editore e direttore hanno duettato davanti a non meno di 200 ospiti, dando l’impressione di saper convivere nel reciproco dissenso. Ferrara esclude nuove avventure: «Non c’è niente di vero» taglia corto col tono di chi invita a farsi i fatti propri. Ma i «piani B» hanno una ben nota caratteristica: chi ce li ha, non li mette in piazza. Tace e si tiene pronto a entrare in azione. «Eventualmente».