Corriere della Sera, 29 giugno 2018
«Il verdetto» e «Nessuno sfuggirà» , i film che anticiparono il futuro
Al cinema è merce comune trovarsi di fronte all’invenzione di utopie futuribili o veder ricostruito (magari con qualche libertà di troppo) il passato. Decisamente più insolito è trovare un film che sappia anticipare la Storia, le sue logiche e le sue svolte, come è successo a Bologna al «Cinema ritrovato» dove il programma che scava nella memoria ha recuperato due titoli misconosciuti con questa capacità di preveggenza. Il primo è un film muto, del 1919, The Woman Under Oath (Una donna sotto giuramento, ai tempi arrivato in Italia con il titolo fuorviante di Il verdetto) diretto da John M. Stahl. Una didascalia all’inizio interroga lo spettatore – «Una donna è caratterialmente idonea a far parte della giuria di un processo per omicidio?» – visto che, con moltissimo anticipo sulla realtà, il film immagina che una donna venga chiamata a far parte di una giuria popolare in un processo (negli Stati Uniti bisognerà aspettare il 1937 perché una legge lo permetta). E che nella testa del regista fosse ben presente questa anomalia lo si capisce dal fatto che tutto il film serve per sottolineare con forza proprio la maggior sensibilità e intelligenza femminile di fronte a un caso di omicidio e ai pregiudizi dei giurati maschi. Forse ancor più significativo il caso di None Shall Escape (in Italia Nessuno sfuggirà) di André DeToth che nel 1944 si immagina che la Seconda guerra mondiale sia già finita e che siano stati istituiti dei processi per giudicare i crimini nazisti, a uno dei quali assistiamo. E non solo per stigmatizzare quello che il regista aveva visto fare in Polonia prima di cercare rifugio negli Usa, specie contro gli ebrei e le donne usate come «passatempo» nei circoli degli ufficiali, ma per mettere in guardia dalla facile tentazione di credere ai proclami di superiorità nascosti dietro la retorica dell’efficienza razziale o alla «verità» di certe fake news (come i finti documentari con i prigionieri costretti a sorridere, tragicamente simili a quelli terribili girati nel campo di Terezin). Una lezione che anticipa quello che tutti scopriranno dopo la fine della guerra, processo di Norimberga compreso, ma che anche oggi, a più di settant’anni di distanza, non ha certo perso valore.