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 2018  giugno 29 Venerdì calendario

Il robot Asimo va in pensione

L’intelligenza artificiale fa passi da gigante, molti già vedono dietro l’angolo l’era dei robot tuttofare e, addirittura, degli umanoidi capaci di prendere il sopravvento sugli esseri umani. Intanto, però, Asimo, il più celebre dei robot oggi in circolazione, una specie di piccolo astronauta bianco con uno schermo al posto del volto (o, se preferite, un mini omino Michelin), va in pensione. Presentato dalla Honda nell’ottobre del 2000 dopo vent’anni di esperimenti, Asimo (acronimo che sta per Advanced Step Innovative Mobility), è stato sviluppato dalla casa giapponese in sette versioni successive. Nella sua ultima reincarnazione, Asimo ha giocato a calcio con Barack Obama, ha accolto Angela Merkel, si è fatto un selfie col premier australiano Malcom Turnbull. Ha anche ballato, sia pure con movimenti piuttosto rigidi, e servito cocktail (non proprio sopraffini) in vesti da barista. Ne era attesa l’adozione negli ospedali (ci fu un interessamento anche del San Raffaele) per la riabilitazione soprattutto di giovani pazienti in convalescenza. Ma la Honda, pur mostrandolo in pubblico spesso, impegnato nelle funzioni più diverse, non l’ha mai commercializzato e, addirittura, ora annuncia che il programma non verrà ulteriormente sviluppato. Un sogno tecnologico che già finisce in un museo o in una discarica di materiali elettronici? Non esattamente: Asimo esce di scena perché altre aziende come l’americana Boston Dynamics hanno sviluppato robot ancora più avanzati come Atlas. Più avanzati ma, soprattutto, specializzati. Quello che per ora viene accantonato è il sogno del robot dalle sembianze vagamente umane che ci assiste in casa o in ufficio. Ma la tecnologia di Asimo servirà a sviluppare macchine che sanno fare molto di più, ma in campi specifici: ad esempio nell’assistenza agli anziani non autosufficienti o nella chirurgia. Ma sono, appunto, macchine: parallelepipedi, bracci meccanici o, addirittura, intelligenze artificiali senza forma, in grado di sostituire l’uomo anche in molte professioni intellettuali. Scatole inespressive incapaci di suscitare una qualsiasi emozione, a differenza di Asimo e di altri robot che, benché meccanici, riuscivano a provocare qualche scintilla di simpatia con i loro buffi movimenti, l’agitarsi spesso scoordinato di braccia e gambe, le cadute dalle scale.
Insomma, l’uscita di scena di Asimo ha un suo impatto emotivo, ma apre la strada a una rapida diffusione di macchine specializzate in molti campi a partire da quelli della medicina. Negli ospedali giapponesi si sta già diffondendo l’impiego di robot che assistono gli anziani somministrando farmaci, misurando la temperatura dei pazienti, mentre nelle sale operatorie, anche in Italia, è ormai molto frequente l’uso del robot Da Vinci: una macchina (americana) dotata di braccia meccaniche che, guidata dal chirurgo, esegue operazioni di alta precisione, dalla prostata alla cardiochirurgia.
Tutto meno suggestivo, meno spettacolare, ma più utile. Una strada, del resto, già percorsa dall’IBM, che per decenni ha dato spettacolo col suo computer Deep Blue, che ha battuto agli scacchi il campione Garry Kasparov, poi con Watson che ha vinto Jeopardy, il telequiz più popolare d’America e infine, come abbiamo raccontato pochi giorni fa, ha ottenuto un pareggio nella sfida dialettica tra due esperti in carne e ossa, e Project Debater: un parallelepipedo contenente la versione più avanzata dell’intelligenza artificiale del gigante informatico Usa, capace di interpretare il linguaggio naturale e di interloquire.
Performance studiate per impressionare, interessare e colpire l’immaginazione del grande pubblico, dietro alle quali va avanti lo sviluppo di prodotti specifici, capaci di svolgere funzioni sempre più sofisticate. Il robot che sostituisce il lavoro umano in un numero crescente di funzioni anche complesse e a elevato contenuto intellettuale è già tra noi e progredisce a grande velocità. Per quello di compagnia con sembianze e sensibilità umane c’è ancora parecchio da aspettare.