Corriere della Sera, 29 giugno 2018
L’autovaffa di Grillo
Signor Grillo, lei mi è simpatico perché è un artista e gli artisti si annoiano a esercitare il potere, preferiscono immaginarlo. La sua ultima provocazione – estrarre a sorte i senatori – è tutt’altro che sciocca, anche se verrà smontata dagli scettici con solide argomentazioni. Non è vero, come dice lei, che i politici non servono. Ne servono di bravi, sempre più rari da quando sono venuti meno i grandi partiti popolari che avevano il compito di selezionarli. Mentre è vero che il sorteggio dei membri dell’Assemblea esisteva già nell’antica Atene, però coinvolgeva poche migliaia di persone, non sessanta milioni, e il governo restava pur sempre nelle mani dei Pericle e degli Alcibiade, cioè dei professionisti. Al di là delle difficoltà di attuazione, la proposta di spedire in Parlamento la casalinga di Voghera (scelta da un algoritmo della Casaleggio Associati o pescata nell’urna da un valletto durante la lotteria di Capodanno?) denuncia la sua presa di distanza dai tanti onesti carneadi che lei ha trasformato in onorevoli, dopo averli selezionati sulla base di qualche clic. Era il suo sogno precedente, ricorda? I cittadini-tastieristi che scelgono sul web i propri portavoce. Finché qualcuno si è ritrovato afono e qualcun altro al governo con Salvini.