Corriere della Sera, 27 giugno 2018
Gianni Morandi voleva fare l’attore. E qui lo racconta
CARLOFORTE «Tutto bene lavoratori?». I signori seduti al tavolo del bar hanno solo qualche secondo per alzare lo sguardo e realizzare che il saluto non arriva da un compaesano ma da Gianni Morandi. Ridono, urlano in risposta qualcosa. Ma lui è già oltre, con il suo passo da maratoneta attraversa veloce le vie di Carloforte, in Sardegna, ormai casa sua. L’isola di Pietro, la serie di Canale 5 che l’anno scorso ha segnato il suo ritorno alla fiction, è ambientata qui. Da sei settimane stanno girando la seconda stagione. «Ormai ho una certa confidenza un po’ con tutti», ammette il cantante, continuando a salutare chiunque: il contropiede come strategia di sopravvivenza agli assalti dei fan. «Gianni! Gianni, ci facciamo un selfie?», lo blocca però un ragazzo. Fa per scattare, ma Morandi gli prende il telefonino: «Aspetta, si fa così, con la fotocamera all’altezza degli occhi». E clicca lui. Un giorno – racconta un autista del posto —, è stato invece il cantante a fermare un ragazzino: si è fatto dare un passaggio sul portapacchi della sua bicicletta. In tanti, poi, hanno capito dove va a correre ogni sera. Si mettono in fila e lo fanno con lui.
«Spero che questa seconda stagione abbia lo stesso gradimento della prima, così si farà anche la terza, la quarta...», dice. Nella serie interpreta un pediatra, ma quando gli si chiede se avrebbe mai potuto diventare un medico, ride: «Ho fatto la quinta elementare, difficile. Però nel mio paese, a Monghidoro, le persone di riferimento erano il maresciallo, il sindaco e il dottore. Per me il mito di questa figura un po’ rimane». Così come quello dell’attore: «Sono sempre stato fissato col cinema, ma non ho avuto una grande fortuna. Ho fatto i musicarelli... credevo di essere un attore ma non lo ero», riflette. «Nel cinema ho avuto diverse esperienze ma non esplosive. Ho lavorato con Germi però Le castagne sono buone non è uno dei suoi film più riusciti».
Una passione nata presto: «Vendevo le caramelle al cinema. Vedevo queste facce di attori americani e pensavo: come mi piacerebbe». Il suo sogno era quello? «Ehhh, mi sarebbe piaciuto. Nel ‘64 vennero a propormi I pugni in tasca. Un film serio, dove non cantavo: ero entusiasta. C’era una scena in cui uccidevo mia madre... ecco, io venivo da In ginocchio da te, Fatti mandare dalla mamma... il mio impresario mi disse: ti sparo nelle gambe se fai quel film. Ci rimasi malissimo. Se lo avessi fatto forse il mio percorso sarebbe stato diverso... meglio così». Meglio così, perché adesso non riesce a chiedere di più. «Ho avuto troppe cose. Spero di continuare a fare questo lavoro, finché uno ce la fa. Se penso alla data del mio esordio... dicono che non si vede, ma io lo so». Detto da uno che, tra una pausa e l’altra delle riprese, canta Calcutta (alla Morandi), divertendo la troupe. Nel cast dell’Isola di Pietro quest’anno c’è anche Lorella Cuccarini. «Sono contento di tornare a lavorare con lei, dopo il nostro sabato sera di Rai1, Uno di noi (era il 2002)». Poi rivela: «All’epoca abbiamo avuto qualche discussione, negli anni si è chiarito tutto. E aveva ragione lei: io ero troppo distratto, pensavo solo a correre, non mi concentravo. Lei è una tedesca sul lavoro».
«Aveva il camerino di fronte al mio – racconta la showgirl – e ogni volta lo trovavo che correva sul tapis roulant... Il suo rapporto con la gente era lo stesso, tipico dei più grandi». Per lei è un ritorno alla fiction: «Era più di dieci anni che non recitavo in tv: il desiderio c’è sempre stato e, dopo tanto teatro, ora potrebbe essere una strada». Interpreta una mamma: «Una donna separata che ha un rapporto travagliato col figlio. I ruoli distanti da me sono più stimolanti: se il pubblico non vedrà più Lorella ma il mio personaggio, significherà aver vinto».
Se questo sarà a tutti gli effetti un ritorno a Mediaset, però, non lo sa dire, «chissà, la vita ti riserva sempre sorprese». Come quella che Morandi vorrà fare all’isola, ripetendo a fine riprese il concerto dello scorso anno. «Ma questa volta non sarò solo io con la chitarra. Vorrei portare i miei musicisti, fare qualcosa di bello, più strutturato... qualcosa alla Cuccarini».