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 2018  giugno 28 Giovedì calendario

L’ultimo libro di Franzen. Poi solo birdwatching

Quello di Franzen saebbe l’ultimo romanzo, i libri sono andati male

Barricato assieme alla compagna-scrittrice, Kathryn Chetkovich, in una villetta immersa nel verde di Santa Cruz, in California, a due passi dal Pacifico, Jonathan Franzen passa le sue giornate a scrutare gli uccelli, a meditare sul declino del mondo dei libri e a scrivere il suo sesto romanzo: di cui non dice nulla, in una lunga conversazione con il New York Times che lo ha stanato nel suo eremo, se non che sarà il suo ultimo.
Ma come? È forse possibile che Franzen, 58 anni e milioni di copie di libri venduti in tutto il mondo, a cominciare da Correzioni, abbandoni la tastiera come un vecchio pugile appende i guantoni? Il britannico Guardian non ci crede. E ricorda che promesse analoghe sono state fatte da molti autori di successo, come Stephen King, e il più delle volte sono rimaste disattese.
Resta il fatto che dietro a questa minaccia di Franzen di auto-pensionamento si nascondano una lunga serie di delusioni professionali. Il successo di Correzioni nel 2001 fece conoscere e apprezzare ovunque l’opera di Franzen. Di quel romanzo sui travagli di una famiglia del midwest furono vendute 1 milione e 600 mila copie. Poi venne Freedom nel 2010 con 1 milione e 150mila copie: un po’ meno, nonostante che proprio i critici lo avessero definito da subito un capolavoro. Ma Purity, il romanzo del 2015, si è attestato finora sulle 255mila copie. Non solo: Purity doveva essere trasformato in uno show televisivo,  lo stesso Franzen ne aveva curato la sceneggiatura e Daniel Craig, il famoso 007 al servizio di Sua Maestà, era stato scelto come il protagonista. Ma il progetto è andato a monte, Franzen si è dovuto accontentare di un generoso pagamento, senza la gioia (e l’orgoglio) di vedere la sua storia sugli schermi.
Come reagisce, Franzen, allo sgretolamento della fama? Che impatto ha sullo scrittore (e sulla sua autostima) la continua raffica di critiche sui social media, che nel 2001 non esistevano e che ora invece lo assediano, magari con le solite lamentele sulla lunghezza dei libri? «Tutto questo non mi irrita minimamente», dice flemmatico nell’intervista con il Times. Ma dietro alle sue parole si nasconde una vena di nostalgia. Del resto Franzen sembra avere più passione per il birdwatching (ha persino scritto un pezzo per National Geographic) che non nel lavoro tradizionale. Guarda la “sua” New York ormai con distacco. Vive in un angolo anonimo di Santa Cruz, guida una Toyota Camry ibrida, fa la spesa in un negozio di cibi organici e da tempo si rifiuta di leggere ogni cosa che riguardi i suoi romanzi.