«Non vorrei parlare della mia storia».
Da quanto tempo lo percepisce?
«Da fine aprile, dopo cinque legislature, tre piene e due di due anni, ma in questi ultimi casi ho versato volontariamente i contributi».
Lei, essendo stato senatore nell’ultima legislatura, al momento non è toccato dal taglio.
«Ma se l’Ufficio di presidenza del Senato mi toglie anche solo venti euro io presento subito ricorso».
Se un ex deputato di lungo corso ha finito la sua carriera al Senato, al momento è salvo.
Antonello Falomi, che è stato senatore tre volte, e poi ha trascorso l’ultima legislatura alla Camera, invece vedrà il suo vitalizio falcidiato. Non è una disparità inspiegabile?
«Ecco, questa difformità aggrava gli effetti d’incostituzionalità del provvedimento sui vitalizi, anche perché il Parlamento è composto dai due rami. Sono ferocemente contrario a questa riforma perché rappresenta il primo passo per toccare retroattivamente le pensioni degli italiani. Si crea così un precedente pericoloso, dirompente in uno stato di diritto».
Pensa davvero che poi
toccheranno le pensioni?
«È molto probabile, e bisogna mettere in guardia gli italiani di fronte a questo rischio».
Però la sua posizione di irriducibile non è popolare oggi agli occhi della gente.
«Lo so bene, ma certe battaglie per difendere i principi vanno fatte proprio per questo; vorrei ricordare che i costituenti nel ‘48 decisero a ragione un’indennità per i parlamentari. Ora vedo che anche sul finanziamento pubblico ai partiti arrivano i primi ripensamenti».
I costi della politica, però, rappresentano un tema importante tra i cittadini squassati dalla crisi.
«Ma non si possono sempre assecondare gli istinti della piazza, perché la piazza sceglie sempre Barabba».
Pensa che il Senato seguirà l’esempio della Camera, dopo le perplessità della presidente Casellati?
«Non lo so, ma ricordo che il Senato l’anno scorso non volle approvare il contributo di solidarietà, deciso invece dalla Camera nei confronti degli ex deputati, dopo un parere pro veritate che ne sconsigliava l’attuazione».
La delibera voluta da Fico è costituzionale?
«Non passerà il vaglio di un giudice».