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 2018  giugno 28 Giovedì calendario

A Parigi rinasce l’hotel Lutetia, il nido di Joyce, Beckett, Picasso e Brad Pitt

PARIGI All’Hôtel Lutetia hanno soggiornato o bevuto drink gli scrittori americani della Lost Generation (dal solito, inevitabile Hemingway a Henry Miller), e poi James Joyce che ha scritto qui parte dell’Ulisse, Samuel Beckett, Albert Cohen, Picasso, Saint-Exupéry e André Malraux, Joséphine Baker con i suoi numerosi figli (ne adottò 12), il generale Charles De Gaulle che vi passò la prima notte di nozze, e più vicino ai giorni nostri la famiglia Gainsbourg e decine di artisti, scrittori ed editori francesi e non, da David Lynch che ha curato il design di una suite a Brad Pitt, da Yasmina Reza a Laetitia Casta che hanno usato il bar del Lutetia come punto di ritrovo per discutere di affari, dare interviste, chiacchierare. Come forse la brasserie Lipp in boulevard Saint Germain, il Lutetia offriva soprattutto la singolare esperienza parigina di radunare nella stessa sala turisti smaccati con zaino e mappa, abitanti del quartiere, ministri e coloro che i francesi – unici al mondo – chiamano con inspiegabile anglicismo lespeople, ovvero le celebrità.
Dopo quattro anni di lavori costati 200 milioni di euro, il Lutetia riapre il prossimo 12 luglio e Parigi ritrova uno dei luoghi che hanno fatto la sua storia. Non solo per le varie e piacevoli frequentazioni, ma perché qui nel 1940 i nazisti stabilirono il quartier generale della Abwehr, il servizio di intelligence guidato dall’ammiraglio Wilhelm Canaris. Dalla sua stanza al Lutetia, la 109, Canaris guidò le operazione per smascherare e deportare centinaia di resistenti francesi. Nel 1944, dopo la liberazione di Parigi, per contrappasso il Lutetia ospitò il quartier generale della Resistenza. Nelle foto d’epoca si vedono ex prigionieri che prendono un bicchiere seduti al tavolino ancora vestiti con l’uniforme a strisce, e mogli e famigliari venuti a cercare gli scampati dai campi di concentramento, che leggono le liste affisse ai muri sperando di trovare il nome dei loro cari.
Nel 2010, anno del centenario, il Lutetia è stato comprato dal gruppo israeliano Alrov, che dopo ha deciso di chiuderlo per ristrutturarlo e farlo diventare l’unico palace (oltre cinque stelle) della rive gauche. La storia straordinaria del Lutetia prevede quindi che sia l’immobiliarista ebreo Alfred Akirov a dare nuova vita al palazzo un tempo infestato dai nazisti.
Il Lutetia venne inaugurato nel 1910 da Marguerite Boucicaut per offrire una degna ospitalità ai ricchi provinciali che venivano a fare spese al vicino Bon Marché, il primo grande magazzino della capitale, oggi parte del gruppo LVMH di Bernard Arnault. La nuova versione, affidata all’architetto Jean-Michel Wilmotte, prevede camere meno numerose e più grandi – passano da 233 a 184 —, una piscina e gli altri classici servizi di un hotel di lusso, più gli affreschi originari riportati alla luce e restaurati. Il ristorante è affidato allo chef Gérald Passedat del Petit Nice di Marsiglia, tre stelle Michelin. «Ho cercato di dare una svolta contemporanea senza tradire l’anima art déco del palazzo», dice Wilmotte. La riapertura del Lutetia, dopo Ritz e Crillon sulla rive droite, accompagna il momento di rinascita di Parigi, che aveva visto crollare le visite dei turisti dopo gli attentati del 2015.
Dormire al Lutetia costerà da 800 a 19 mila euro a notte, se si sceglie la suite presidenziale. Ma per i parigini quel che conta è la riapertura del bar, che si può frequentare senza essere miliardari, e magari ordinando un «102» (cioè un Pastis 51 doppio), il cocktail preferito di Serge Gainsbourg ricordato da Eddy Mitchell nella canzone Au bar du Lutetia.