La Stampa, 28 giugno 2018
Pedro Sánchez rimuove i resti di Franco dal mausoleo
Nel dubbio di durar poco, la legislatura scade fra meno di due anni, il nuovo governo socialista continua con un ritmo di un annuncio al giorno. Attivissimo in politica estera, Pedro Sánchez vuole lasciare il segno anche in casa a costo di riaprire vecchie ferite. I resti del dittatore Francisco Franco verranno riesumati, e in gran fretta, dalla basilica della Valle de los Caídos (la valle dei caduti), il faraonico santuario a memoria dei morti della Guerra Civile spagnola, non lontano da Madrid, fatto costruire dallo stesso Generalissimo, con il lavoro dei prigionieri repubblicani.
Il proposito non è nuovo, sin dal ritorno della democrazia la presenza di questo mausoleo con una croce di 150 metri è diventata ingombrante e non solo da un punto di vista paesaggistico. L’attuale parlamento aveva votato un anno fa una mozione che chiedeva al governo Rajoy di procedere con la rimozione dei resti di Franco, ma l’esecutivo di centrodestra si era tolto dall’imbarazzante (per loro) operazione adducendo ragioni di budget, «è troppo caro». Ora però, con la sinistra improvvisamente al governo la vicenda è tornata prioritaria, tanto da accelerare la data, «entro luglio», anticipa il quotidiano El Mundo.. «Credo che una democrazia matura come la nostra, europea, non possa mantenere dei simboli che dividono gli spagnoli», ha dichiarato Sánchez negli scorsi giorni.
I fantasmi della Guerra civile continuano ad agitare e dividere la Spagna, anche perché se mentre i resti del dittatore vengono celebrati nella basilica scavata nella roccia, migliaia di morti repubblicani restano nelle fosse comuni ancora senza nome, nonostante le maxi operazioni di scavi partite nell’epoca di Zapatero. Sistemato il tema di Franco, il tema è cosa fare della Valle de Los Caidos, convertirlo in un museo o lasciarlo così com’è (pur senza il grande protagonista di quell’epoca). Sánchez ha spiegato di voler «trasformare la Valle in un luogo di riconciliazione».
Ma i protagonisti dell’epoca della dittatura non sono tutti morti, resta in vita, ad esempio, Antonio Gobzalez Pacheco, commissario di polizia che durante il regime con il nome di Billy El Niño, torturava i detenuti politici con particolare crudeltà. Billy non solo non ha pagato per le malefatte, ma ha ricevuto 4 medaglie al valore (mai revocate) e attualmente percepisce una pensione maggiorata. Podemos chiede di sanare questa ingiustizia e il governo di Sánchez potrebbe dargli presto ascolto.