il Giornale, 28 giugno 2018
Giovane, dem e ispanica: New York vota Alexandria Ocasio-Cortez
Quando è entrata nel pub e ha guardato i risultati che scorrevano sulla tv accesa, ha tirato un urlo e si è coperta la bocca con entrambe le mani. «Riesce a spiegare a parole quello che sta provando?», le ha chiesto a caldo una giornalista. «No», è stata la risposta, pronunciata con un sorriso.
Alexandria Ocasio-Cortez, 28 anni, non si aspettava di vincere. «Ho sempre creduto che ci fosse una possibilità, fin dal primo giorno», ha raccontato, ma la sfida newyorchese contro il paludato Joseph Crowley per le primarie democratiche in vista delle elezioni statunitensi di metà mandato non era un’impresa facile. Eppure la «novellina» ha ottenuto il 58% delle preferenze nel distretto della Grande mela che comprende i quartieri di Queens e Bronx (dove è nata), mentre il politico rodato si è fermato al 42%.
Origini portoricane, millennial, abituata a districarsi tra tanti lavori – educatrice, organizzatrice, cameriera -, non è esattamente «il tipo di donna che ti aspetteresti come candidata», parole sue. Eppure politicamente Ocasio-Cortez ha le idee chiare. Iscritta ai Socialisti democratici d’America, ex volontaria per la campagna elettorale di Bernie Sanders, l’avversario di Hillary Clinton alle primarie per le presidenziali del 2016, ha deciso di correre perché «dopo vent’anni con gli stessi rappresentanti (New York è tradizionalmente un baluardo progressista, ndr), dobbiamo dire che non tutti i democratici sono uguali». Il riferimento è al suo concorrente, Crowley, dieci mandati alle spalle, dato come possibile successore di Nancy Pelosi nel ruolo di capogruppo dell’opposizione alla Camera dei rappresentanti o addirittura papabile presidente della Camera nel caso di vittoria dei progressisti sui repubblicani in autunno. E invece Crowley, accusato di essere più vicino a Wall Street che al territorio che avrebbe dovuto rappresentare, non sarà neanche candidato. Martedì sera, di fronte alla sconfitta, si è congratulato con Ocasio-Cortez, dedicandole un’interpretazione di Born to run di Bruce Springsteen.
E la 28enne sembra davvero «nata per correre». «La nostra campagna si è concentrata sul dare un messaggio di dignità economica, sociale e razziale alla classe lavoratrice americana – ha spiegato -. Ci siamo rivolti anche a chi non aveva mai votato prima». Tra le sue proposte, assistenza sanitaria per tutti, college gratuiti, lavori garantiti dallo Stato a chi è disoccupato, abolizione delle carceri private e, soprattutto, dell’agenzia federale che si occupa di immigrazione e controlli alla dogana. Proprio per questo, nei giorni precedenti il voto è andata a visitare il confine tra Texas e Messico per protestare contro la pratica di separare le famiglie di migranti voluta da Trump.
Ora la sfida che la attende è quella di novembre, quando dovrà affrontare il candidato repubblicano per conquistarsi un seggio al Congresso. Se ci riuscirà – e secondo gli opinionisti sarà così – diventerà la più giovane deputata del parlamento statunitense mai eletta.