La Stampa, 27 giugno 2018
Tin Henman: «Vi racconto il fascino di Wimbledon. L’erba è storia, come la pasta per voi»
Tim Henman ha Wimbledon nel sangue. Suo bisnonno ha partecipato ai Championships, suo nonno materno Henry Billington, pure, e anche alla Coppa Davis; la sua bisnonna materna è la stata la prima donna a servire sopra le spalle a Church Road; anche sua nonna ha calcato i sacri prati e lui ha raggiunto quattro volte le semifinali ai Championships e ora fa parte del famoso Committee dell’All England Lawn tennis and Croquet Club che nacque 150 anni fa.
Mr. Henman, ma a croquet come se la cava?
«Molto male, temo...».
Dia un consiglio a chi arriva al Club per la prima volta.
«Venite la prima settimana del Torneo. Non sempre si può entrare sul Centre Court, ma in quei giorni tutti i campi sono impegnati e si può assistere a grandi match da vicino».
Immaginiamo che la «Henman Hill», come chiamano la collinetta davanti al Campo n.1 dove si assiepano i fan, così ribattezzata dopo le sue imprese, sia il suo posto preferito...
«Sì, il Centre Court e la Henman Hill: il nome mi rende molto orgoglioso. Mia madre mi accompagnò la prima volta al Club a sei anni: vidi giocare Borg e decisi che avrei fatto il tennista e giocato a Wimbledon. Quindici anni dopo debuttai sul Centre Court battendo Kafelnikov».
Ha mai fatto «The Queue», la Coda più famosa del mondo?
«Da giovane. È parte della nostra tradizione, è bello che chi vi partecipa abbia una chance di ottenere un biglietto per il Centre Court».
Qual è la ricetta di un successo che dura da un secolo e mezzo?
«L’unione fra tradizione e innovazione. L’esempio è il tetto sul Centre Court, e ora anche sul Campo n.1. In futuro ci espanderemo, ma senza perdere la nostra identità».
In futuro si giocherà anche nella domenica di mezzo, e di sera?
«Non credo: l’erba è una superficie naturale, ha bisogno di riposo. La domenica di mezzo è importante per innaffiarla e accudirla. Ma può darsi che nuove tecnologie cambino lo scenario».
Lei è stato una bestia nera di Federer che ha battuto nei quarti del 2001. Ci spiega il segreto?
«Nel 1998 e nel ’99 avevo perso in semifinale contro Sampras, nel 2001 Roger riuscì a batterlo e io fui molto felice di non doverlo incontrare. Si capiva già che Federer sarebbe diventato forte, anche se non così forte. Allora l’erba era più veloce, si adattava al mio serve&volley, riuscivo ad aggredirlo e a togliergli il ritmo da fondocampo. Poi l’erba è diventata più lenta. E lui è migliorato ancora...».
C’è un campione del passato che avrebbe voluto sfidare?
«Borg, il mio idolo d’infanzia. Ho avuto modo di palleggiare con lui quando ha partecipato al torneo over 35: ero nervosissimo e dovevo ripetermi di guardare la palla, e non lui dall’altra parte della rete».
Come funziona il Committee più famoso del mondo?
«Siamo tutti membri del Club, non percepiamo compensi ma in cambio possiamo decidere tutto: anche di dipingere i campi di viola. Scherzi a parte, è interessante imparare come funziona un torneo non solo sul campo, ma per quanto riguarda i diritti televisivi, il catering, i biglietti. Ne faccio parte da nove anni e mi piace molto».
Lei è un appassionato di vini e visita spesso l’Italia, in particolare la Toscana: annate da consigliare?
«Sassicaia 2006 e Tignanello 2013».
Il 2018 sarà la nona annata doc per Federer?
«Il favorito è lui, ma vedo bene Nadal, che negli ultimi 4-5 anni è stato sfortunato. Anche Djokovic e Cilic sono in forma. C’è competizione».
Punta su Kyrgios in futuro?
«Ha il talento più grande fra i giovani. Ma il tennis è fatto di fisico e di testa. Vedremo».
Quest’anno ci sarà il problema della concomitanza fra finale dei Mondiali e finale di Wimbledon: chi avrà la precedenza in tv?
«Be’, se l’Inghilterra sarà in finale, sarà un problema molto piacevole da gestire».
Ci dia una certezza: Wimbledon si giocherà per sempre sull’erba?
«Fino a quando gli italiani mangeranno la pasta, noi giocheremo sull’erba. Promesso».