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 2018  giugno 27 Mercoledì calendario

Aldrin, dalla Luna alla guerra con i figli

Quei nove minuti lo tormentano da quasi mezzo secolo. Era il 21 luglio 1969 quando Edwin Eugene Aldrin Jr. appoggiò il piede sulla Luna, l’Apollo 11 aveva completato la storia missione e l’uomo aveva conquistato lo spazio: ma lui era sceso per secondo, dopo Neil Armstrong. «Quei maledetti nove minuti», aveva ricordato tante volte, ridendo (ma non troppo). Perché al colonnello Aldrin – conosciuto come ‘Buzz’ non era mai piaciuto essere il secondo. «Ho un caratteraccio», ama raccontare. Ne sanno qualcosa le sue mogli (ne ha avute 3, con altrettanti divorzi) e i tre figli, tutti di primo letto, James, Janice ed Andrew. Gli ultimi due soprattutto, che fin da adolescenti si sono lamentati (anche pubblicamente) di quel padre famoso ma un po’ troppo assente. E sono proprio loro (il primogenito James da questa storia si è chiamato fuori) quelli con cui Buzz ha iniziato l’ultimo (e più triste) duello della sua vita. Denunciando Janice ed Andrew con l’aggiunta della sua ex manager Christina Korp – per aver usato (senza chiedere il permesso) le sue carte di credito personali, per aver abusato dei fondi del “trust” familiare e di quelli sui conti delle diverse fondazioni di cui l’astronauta era a capo. E soprattutto di averlo fatto sostenendo che il “secondo” uomo sulla Luna è affetto da demenza senile. Per l’esattezza, stando alla petizione presentata dai due figli in tribunale «perché soffre di perdita di memoria, delusioni, paranoie e confusione e perché sta spendendo i suoi beni in modo allarmante». Il 19 giugno dal suo account di Twitter l’astronauta denuncia la sua ex manager, usando il social network anche per dimostrare di essere perfettamente lucido (era piena notte). Una dozzina di giorni prima aveva denunciato i due figli in un tribunale della Florida (Buzz vive a Orlando) sostenendo che i familiari oltre a rubare i suoi soldi gli hanno impedito di sposarsi per la quarta volta «danneggiando i suoi interessi romantici» e calunniandolo sostenendo «che ha la demenza o l’Alzheimer».