il Fatto Quotidiano, 26 giugno 2018
Coltrane perduto (e dimenticato) per 55 lunghi anni
Non se n’era mai fatto un gran parlare, più che altro qualche timida speranza degli appassionati più incalliti. Sull’onda di un paio di uscite che nell’ultimo quindicennio avevano fatto capolino nella discografia, già abbastanza ricca, di John Coltrane. Oltretutto è sempre stata nota l’accuratezza del sassofonista nel soppesare le proprie uscite discografiche, attenzione mai peraltro andata a discapito della spontaneità della sua musica. È per questo che l’annuncio di un inedito in studio è stata accolta con un misto di stupore e incredulità. Both Directions at Once: The Lost Album, in uscita nel fine settimana, è il lavoro di una giornata in studio, ovviamente quello di Rudy Van Gelder a Englewood Cliffs, nel bel mezzo di due settimane d’ingaggio al Birdland. Nonché nel bel mezzo di uno dei periodi più fertili e creativi della breve carriera di Coltrane. Con ordine: siamo al 6 marzo 1963, Coltrane è impegnato nel celebre locale dedicato a Charlie Parker con il suo quartetto da cui scaturirà uno dei suoi album (Live At Birdland, appunto) più avvincenti e muscolari, pieno di passione, coesione della band al massimo grado e un McCoy Tyner al pianoforte capace di tenere il passo del leader e stimolarlo di continuo nelle improvvisazioni. Gli anni sono quelli di mezzo, quelli in cui ormai la band è sempre più lanciata verso l’avanguardia riuscendo a mantenere però una mirabile cura nella forma delle composizioni. Quel giorno Bob Thiele, storico produttore della Impulse!, porta la band in studio e Coltrane decide d’incidere nientemeno che due composizioni originali mai suonate prima: identificate come “Untitled Original 11383” e “Untitled Original 11386” secondo la prassi produttiva prima che l’autore optasse per un titolo definitivo, suonate entrambe al sax soprano di cui Coltrane stava diventando un imprescindibile punto di riferimento per contemporanei e posteri. Nella seconda delle due tracce Coltrane sceglie addirittura una struttura decisamente insolita: inframmezzare gli assoli con un chiaro ritorno al tema principale invece che farli susseguire uno all’altro.
Mentre nella prima, un Jimmy Garrison solitamente impegnato in un lavoro sottotraccia esce con un’improvvisazione al contrabbasso con l’archetto. Anche il resto della scaletta è piuttosto inusuale: “One up, One Down”, che diede il titolo a un precedente inedito dal vivo è qui nella sua unica incisione in studio; “Nature Boy”, cavallo di battaglia un paio d’anni più tardi, compare qui per la prima volta mentre per le melodie più ariose tanto amate e utili a fare da cesura nell’insieme Coltrane ricorre a “Vilia”, un brano dall’operetta La vedova allegra.
Finita la giornata Coltrane tornò a casa con i nastri dell’incisione, probabilmente per riascoltarli e lavorarci come era solito fare nel suo continuo processo di ricerca espressiva. Invece quei nastri sono rimasti per oltre cinquant’anni nei bauli della prima moglie Naima. Fino a oggi.