Corriere della Sera, 25 giugno 2018
Son è disperato: se la Corea perde va a fare il soldato
Un pianto irrefrenabile, definitivo. All’apparenza quasi esagerato: la Corea del Sud di fatto è già fuori dal Mondiale, dopo la seconda sconfitta in due partite, contro Svezia e Messico. La vittoria sabato sera della Germania sulla Svezia la tiene ancora in corsa, ma sarà dura fare l’impresa. Troppo dura per essere un obiettivo realistico. E il suo unico campione, Son Heung-min, numero 7 della Nazionale e del Tottenham, lo sa bene e piange disperato, prima di entrare negli spogliatoi dello stadio di Rostov sul Don.
L’amore per la Nazionale c’entra, ma si accompagna a un sentimento che almeno in quel momento assomiglia molto all’odio: in assenza di «risultati sportivi prestigiosi per il Paese» il calciatore asiatico più costoso di sempre (25 milioni pagati dal Tottenham al Leverkusen), il Messi d’Asia, il numero 7 che a marzo ha fatto ammattire la difesa della Juve in Champions, dovrà assolvere ai suoi doveri di cittadino e rientrare a Seul per fare 21 mesi di servizio militare obbligatorio (per chi ha meno di 28 anni e Son ne ha 25), giocando nella squadra dell’esercito, lo Sangjue Sangmu. Con 100 euro al mese di stipendio.
Magrissima prospettiva, per uno che adesso al mese ne guadagna 360 mila e che sogna di essere il primo asiatico a vincere il Pallone d’oro. Ci sono ancora delle vie di fuga, ma Son dovrà maneggiarle con cura perché la questione in Corea è presa seriamente e le scappatoie legali per vip (come quella, intrapresa da Park, che si fece forte di 3 anni di residenza a Montecarlo pur di giocare con l’Arsenal) non sono affatto ben viste. Il primo salvacondotto passava attraverso un buon risultato al Mondiale, almeno con la qualificazione agli ottavi: gli eroi del 2002, che arrivarono quarti nell’edizione giocata in casa (eliminando Italia e Spagna con scandalosi aiuti arbitrali) sono stati dispensati in blocco dalla leva. Così come i vincitori della Coppa d’Asia 2014: peccato che il Bayer Leverkusen in quell’occasione non avesse concesso a Son il permesso di giocarla. Nel 2016 la Corea, con la sua stella in campo, è uscita ai quarti dei Giochi Olimpici contro l’Honduras: anche allora il numero 7 scoppiò in lacrime, perché una medaglia avrebbe stracciato la temutissima cartolina.
L’occasione si ripropone dopo il Mondiale: ad agosto in Indonesia ci sono i Giochi asiatici, mentre a gennaio è in calendario la Coppa d’Asia. La palla passa al Tottenham, che ha il giocatore sotto contratto fino al 2020: sicuramente è meglio lasciar andare il ragazzo in Nazionale, anche se nel pieno della stagione, invece che rischiare di perderlo. Ma se poi il coreano non riesce ad alzare un trofeo per il suo Paese? Siamo daccapo. E salvare il soldato Son diventerebbe impossibile.