Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  giugno 25 Lunedì calendario

Ritratto di Rocco Commisso, l’italoamericano che vuole comprarsi il Milan

Calabrese di Marina di Gioiosa Jonica, arrivato negli Usa quando aveva 12 anni. Quella di Rocco Commisso è la storia del classico self-made man che ce l’ha fatta a realizzare il suo sogno americano. Da una pizzeria del Bronx – quella del padre nella quale lavorava 40 ore a settimana mentre studiava – a miliardario padrone della società di tv via cavo MediaCom, oltre che della squadra di calcio dei Cosmos. È, forse, lui, un 69enne innamorato del calcio con un patrimonio di 4,5 miliardi di dollari, l’uomo che può salvare il Milan rilevandolo dalla disastrosa proprietà cinese. La società rossonera sta trattando riservatamente con vari possibili candidati. Sembrava che l’affare potessero farlo i membri della famiglia Ricketts, proprietari della squadra di baseball dei Chicago Cubs. Trattative segrete diventate ufficiali quando la stessa famiglia Ricketts ha confermato il suo interesse. Ma Commisso, se la cosa andrà avanti, si presenta come un candidato ancora più forte per la sua italianità, il suo antico amore per il calcio e la sua solidità finanziaria (doppia rispetto a quella dei Ricketts): la sua società cable, che opera in 22 Stati Usa, fattura circa 2 miliardi di dollari l’anno. Unico neo (a parte le ovvie difficoltà finanziarie dell’operazione): Commisso è uno juventino «a trazione integrale». La cosa di per sé non sarebbe un ostacolo: non mancano, in Italia, i casi di presidenti di società calcistiche (basti pensare a Sassuolo e Chievo), tifosi di una squadra diversa da quella di loro proprietà. Commisso, però, più volte in passato ha spiegato proprio con la sua fede bianconera la rinuncia ad acquistare le numerose società calcistiche che gli sono state offerte negli anni: la Samp già 17 anni fa e poi il Palermo, la Reggina, il Catania e il Pescara. Si è interessato anche all’affare Roma ai tempi della cordata DiBenedetto per la Roma, prima del takeover di Pallotta. Un anno fa, poco dopo l’acquisto dei Cosmos (gennaio 2017), Commisso raccontò di essere stato avvicinato da un suo ex collega degli anni in cui lavorava alla Royal Bank of Canada, Sal Galatioto, che gli aveva proposto di interessarsi al Milan al tempo della trattativa coi cinesi. Commisso vive nel New Jersey, un vero italoamericano, che tra l’altro ha gestito discoteche dove, racconta con orgoglio, si sono esibiti Little Tony, I Camaleonti, Gianni Nazzaro e I Cugini di Campagna, in passato ha detto che avrebbe investito volentieri solo nella Juve, anche in una posizione di minoranza: «Pensavo a un ruolo alla Gheddafi, ma gli Agnelli non hanno bisogno dei miei soldi». Perché oggi ci ripensa e compra una squadra lontana da suo cuore? Forse perché a 69 anni vuole lasciare comunque un segno nel calcio: lo sport che ha firmato l’inizio della sua carriera, visto che riuscì a frequentare una delle migliori università d’America, la Columbia, grazie ad una borsa di studio ottenuta per le sue doti calcistiche. Voleva farlo coi Cosmos, ma il team, salvato dalla bancarotta, è ora paralizzato da un conflitto tra le federazioni con la NASL, il campionato al quale partecipa il team, declassato a una specie di serie C. Con conseguente rivolta delle società che ora non sono più inquadrate in alcun campionato.