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 2018  giugno 25 Lunedì calendario

Cate & Anne: Dopo MeToo le ladre sono donne»

Le pregiudicate di Ocean’s 8 hanno una teoria sul successo del film: «Merito di quella telefonata a George Clooney per chiedergli consiglio su come si pianifica la rapina del secolo». Qualsiasi cosa Clooney abbia risposto, basta buttare un occhio agli incassi per capire che far svaligiare il Metropolitan Museum of Art a un cast di sole dive è un’idea vincente (in Italia lo scopriremo il 26 luglio).

Apertura da 41.5 milioni di dollari nelle sale americane — il più grande debutto della serie Ocean’s in patria — e, scrive Forbes, un’ulteriore prova che le stangate al femminile non sono un virus letale al box office. Tra l’altro, la collana di Cartier indossata al Met da Anne Hathaway (bersaglio della squadra di ladre Sandra Bullock, Cate Blanchett, Mindy Kaling, Sarah Paulson, Awkwafina, Rihanna e Helena Bonham Carter) ha un valore di 150 milioni di dollari. Ma reggerebbe il confronto con il miliardo d’incasso totalizzato dalla trilogia Ocean’s eleven, Twelve e
Thirteen?
Prima dei movimenti #MeToo e Time’s Up, le star di un film su una rapina non potevano che essere uomini. Tutti, peraltro, assoldati da Clooney nel remake di un classico del ’60 con Frank Sinatra, Dean Martin, Sammy David Jr. e Peter Lawford. Oggi, Warner Bros. volta pagina e mette insieme le donne più potenti di Hollywood, pronte a camuffarsi da ladre e rapinatrici all’evento più alla moda di New York, il gala del Met, pur di dettare la linea. «Quale nuova linea? Non dovremmo neanche parlare di linea. Lo strapotere degli uomini nell’industria del cinema, e un po’ ovunque, è un problema prima di tutto umano» commenta Cate Blanchett mentre ci accoglie sotto il Tempio egizio di Dendur, commissionato dall’imperatore Augusto ed esposto al Met. «Il cambiamento avviato dagli studios, dalle agenzie e dalle associazioni sta avendo un grosso impatto anche sugli uomini. È educativo. Noi attrici battagliamo come possiamo: girando un film divertente come Ocean’s 8, sposando cause che ci stanno a cuore, usando le piattaforme a disposizione.
Spetta però ai media mandare avanti la discussione, fare in modo che non si torni al punto di partenza. Non voglio ritrovarmi qui tra vent’anni e ripetere le stesse frasi». Blanchett (quest’anno presidente di giuria a Cannes, insieme ad altre cinque giurate e quattro uomini) aggiunge: «Molestie e mancanza di parità nei salari, disparità dei sessi e barriera sulle posizioni di vertice sono questioni politiche.
Quando i media spegneranno i riflettori sul problema, le donne continueranno a scendere in piazza». Si unisce alla conversazione l’ex Pretty PrincessAnne Hathaway: «Girare un film è un lavoro collettivo. Quando ti ritrovi su un set con altre sette donne capisci di avere la possibilità di dimostrare che l’unione non ha genere. Dopo essere stata l’assistente di Meryl Streep nel Diavolo veste Prada e la Regina Bianca di Alice nel Paese delle Meraviglie, non mi chiedo più se la fama sia un concetto reale o illusorio. A me interessa solo che alle attrici sia data la stessa opportunità che viene data a Clooney e Steven Soderbergh (attore e regista dei primi tre Ocean’s, ndr) ». Interviene Mindy Kaling, figlia di due genitori indiani, creatrice della serie-commediaThe Mindy project (Fox/Hulu): «La prima volta che mi sono esibita ero a Broadway con Matt & Ben dove interpretavo Ben Affleck. Nella play, dei due Matt Damon era quello intelligente, Ben l’idiota».
Tre dei maghi del crimine degli Ocean’s originali sono finiti sulla lista nera di Hollywood, nel giro di breve: Brad Pitt interrogato dall’Fbi perché avrebbe picchiato i figli, Affleck accusato di cattiva condotta, Damon che non ha fatto abbastanza per rendere noti gli abusi del produttore Harvey Weinstein.
Oltre a essere amica di Oprah Winfrey e Reese Witherspoon, e attivista Time’s Up, Kaling pensa che «l’ultimo dei gentiluomini in circolazione» sia l’attore-conduttore inglese James Corden, noto per i suoi Carpool Karaoke, qui nel ruolo di un investigatore. Lui: «Non posso credere che l’esperienza diOcean’s 8 sia finita. Mi mancheranno molto le mie compagne» (finte lacrime). In realtà le ha salutate in un episodio del suo Late Late Show, con una riunione di classe dove le colleghe non se lo filano di striscio. «Lottiamo per le stesse cause ma un po’ di sana competizione fa bene» sorride Hathaway. «Una sera ero a cena in un ristorante a Los Angeles, il cameriere si avvicina e dice: “Allora, Anne, voli a New York?
Anche tu nel cast tutto al femminile di Ocean’s 8 insieme a Sandra Bullock?”. Sono rimasta di sasso. Ripetevo: niente invidia, amo le mie amiche, pagherò il biglietto il giorno della prima. Ho googlato il mio nome e mi sono accorta che le quotazioni davano un’altra attrice per la parte. Due settimane dopo, squilla il telefono: presa! Ora sì che sono contenta di tifare per le mie sorelle. Sono una di loro. A chi mi ispiro sul set? Alle due rivoluzionarie per eccellenza: Elizabeth Taylor e Barbie».